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“Acerra, il traffico fa più male dell’inceneritore”: studio choc fa infuriare i residenti

A Roma il Cnr presenta uno studio che svela: ad Acerra l’inquinamento causato più dallo smog che dal termovalorizzatore dei rifiuti. Residenti infuriati, il vescovo Antonio Di Donna diserta il dibattito e scrive al ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti: “Quell’indagine è di parte, chi la finanzia?”
A cura di Redazione Napoli
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«Il problema è il traffico». Detta così sembra davvero la battuta che si sente dire Johnny Stecchino alla domanda su quali siano i problemi di Palermo. E invece stavolta al centro della discussione c'è Acerra, comune dell'area Nord di Napoli e il suo termovalorizzatore, unico impianto del genere in Campania, realizzato dopo decenni di scontri coi territori, inchieste giudiziarie e polemiche infinite. Casus belli, uno studio, condotto dall'Istituto sistemi agricoli e forestali mediterranei (Isafom) del Cnr e presentato questa mattina a Roma. Cosa dice? Presto detto: sentenzia che nel territorio di Acerra il traffico e il riscaldamento sono le cause di maggiore inquinamento dell'aria mentre il contributo del termovalorizzatore è "trascurabile", perché produce emissioni «ampiamente al di sotto dei limiti di legge». Parole che dette così, riferite a quell'area tristemente nota come "Terra dei fuochi" sono destinate a generare un vespaio.

Lo studio sull'impatto ambientale dell'inceneritore di Acerra

Il rapporto indica che «le emissioni da traffico rappresentano il fattore di maggior pressione, in particolare a sud di Acerra, nell'area metropolitana di Napoli e in corrispondenza della fitta rete stradale ‘che attraversa il dominio locale'. Importanti sono pure le emissioni da riscaldamento, del porto di Napoli e di alcune industrie, mentre molto contenuto è il contributo dovuto alle emissioni del termovalorizzatore». Lo studio è stato condotto «attraverso campagne di monitoraggio e utilizzando evoluti modelli matematici di dispersione degli inquinanti in atmosfera», spiega Enzo Magliulo, ricercatore dell'istituto Isafom del Cnr che lo ha realizzato. Per il presidente del Cnr, Massimo Inguscio, lo sviluppo delle conoscenze sulle relazioni tra ambiente, ecosistemi e salute umana è una linea di attività essenziale, anche per la definizione di programmi efficaci di protezione ambientale e di prevenzione sanitaria". In sintesi: per il biossido di azoto, lo studio indica zone di superamento del limite annuale dovuto in maniera dominante al traffico, mentre il contributo del termovalorizzatore di Acerra è inferiore allo 0,75% del valore limite; per il particolato (polveri sottili), i trasporti (anche portuali e aeroportuali) e il riscaldamento impattano tra il 40 e il 57% del valore limite, mentre le concentrazioni dovute all'impianto sono ovunque inferiori allo 0,1%. L'indagine, estesa sia ai macroinquinanti che ai macroinquinanti, certifica insomma che le emissioni da traffico rappresentano il fattore di maggior pressione, in particolare a sud di Acerra e nell'area metropolitana di Napoli, ma importanti sono pure le emissioni da riscaldamento, del porto partenopeo e di alcune industrie, mentre molto contenuto è il contributo del termovalorizzatore.

La ricerca, presentata questa mattina a Roma nell'ambito del convegno "Ambiente e industria possono convivere? Sostenibilità ambientale degli impianti industriali e di trattamento dei rifiuti" promosso da Aris (Agenzia di ricerche informazione e società) e al quale è intervenuto anche il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, descrive per la prima volta lo stato complessivo dell'aria nel territorio di Acerra e più in generale della Campania valutando, nello specifico, il contributo del termovalorizzatore ed è stato condotto in accordo con il Comune di Acerra, la Regione Campania e in adempimento a quanto richiesto in sede di Autorizzazione Integrata Ambientale.

Il vescovo di Acerra diserta l'incontro

«Ancora una volta si vuole evitare un confronto serio con la partecipazione della gente sul termovalorizzatore e sul controllo dello stesso, ancora una volta si è persa l'occasione di un confronto con la città». Il vescovo di Acerra, monsignor Antonio Di Donna, in una lunga lettera spiega la sua mancata partecipazione sul rapporto Cnr riguardante il termovalorizzatore acerrano. Uno studio che il vescovo definisce "di parte". Con una lettera inviata al ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, alla società che gestisce l'impianto, la A2A, alla Regione Campania ed al sindaco di Acerra, Raffaele Lettieri, il presule affonda: «Dispiace dirlo ma lo studio del Cnr, rimane ancora uno studio ‘di parte': da chi è stato finanziato? Con quale partecipazione di esperti provenienti dalla cittadinanza di Acerra? Ancora una volta il modo di affrontare il problema non convince».

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