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Campi Flegrei, lo studio della fumarole della Solfatara aiuta a capire il bradisismo

Il nuovo studio, condotto dall’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia), dichiara di poter risalire alla storia del fenomeno bradisismico mediante lo studio delle fumarole del supervulcano Solfatara.
A cura di Valerio Papadia
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La comprensione del fenomeno del bradisismo, che interessa tutta la caldera dei Campi Flegrei, può essere agevolata dallo studio delle fumarole del supervulcano Solfatara, considerato il più pericoloso d'Europa. A rivelarlo è un nuovo studio condotto dall'Osservatorio Vesuviano dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia in collaborazione con l'Università della Campania Luigi Vanvitelli e pubblicato sulla rivista Geochemistry, Geophysics, Geosystems.

"Negli anni 1969-1972 e 1982-1984, il fenomeno di sollevamento del suolo in quest’area è stato considerevole, raggiungendo ritmi di 0.5-1 metri all’anno; dal 1969 al 1984, il suolo del Porto di Pozzuoli si è sollevato di 3.5 metri, e alla fine del 1983 l’intera cittadina (circa 40mila abitanti) è stata evacuata" ha spiegato Giuseppe De Natale, ricercatore dell'Ingv. "Le analisi dei gas fumarolici indicano come tra il 1982 ed il 1984, in corrispondenza della crisi bradisismica più imponente dall’eruzione del 1538 ad oggi (1.8 m di sollevamento massimo e circa 16.000 terremoti di bassa magnitudo), il magma che presumibilmente risiede a 7-8 km di profondità è risalito fino a 3-4 km" prosegue Roberto Moretti, dell'Università Luigi Vanvitelli.

Questa nuova interpretazione ha il vantaggio di spiegare, per la prima volta, in maniera semplice ed efficace non solo i dati geochimici, ma anche quelli geofisici (movimenti del suolo e terremoti), in contraddizione con le recenti ipotesi che spiegavano i fenomeni attuali come dovuti a nuove intrusioni magmatiche in serbatoi a bassa profondità" ha concluso Giuseppe De Natale.

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