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Discoteca Ciclope, quattro indagati per la morte del ragazzo

L’accusa è di omicidio colposo in concorso. C’è il sindaco di Camerota Antonio Romano, l’amministratore della società che gestisce la discoteca il Ciclope Lello Sacco e due tecnici, il geologo Antonio Gravina e l’ingegnere Gennaro D’Addio.
A cura di Va.Re.
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Ci sono quattro nomi nel registro degli indagati presso la procura di Vallo della Lucania per la morte di Crescenzo Della Ragione, il giovane schiacciato da un masso che si è staccato da un costone roccioso che sovrasta la discoteca Ciclope di Marina di Camerota, Cilento. L’accusa è di omicidio colposo in concorso. C'è il sindaco di Camerota Antonio Romano, l’amministratore della società che gestisce la discoteca il Ciclope Lello Sacco e due tecnici, il geologo Antonio Gravina e l'ingegnere Gennaro D’Addio. Le informative di garanzia sono state inviate questo pomeriggio e consegnate ai quattro indagati a chiusura di tre giorni di indagini condotte dai carabinieri della compagnia di Sapri al comando del Capitano Emanuele Tamorri e coordinate dal Procuratore Capo Giancarlo Grippo.

Scomparsi i massi che hanno ucciso il ragazzo

Le pietre che hanno ucciso Crescenzo Della Ragione non si trovano. O meglio, sono con tutta probabilità sono state fatte sparire. Qualcuno ha tolto di mezzo, con dolo o meno, quei massi che, staccandosi da un costone di roccia, sono caduto su un 27enne napoletano nella discoteca il Ciclope di Marina di Camerota uccidendolo sul colpo. Due pietre che, viste le condizioni del cranio e della tassa toracica del giovane, dovevano pesare più di 50 chili. e una pietra così non sparisce da sola. Al momento nel registro degli indagati del fascicolo aperto dalla procura di Vallo della Lucania non ci sono nomi, ma continuano gli approfondimenti su una rosa di nomi di persone che potrebbero avere delle responsabilità dirette in quanto accaduto.

Al vaglio dei carabinieri della stazione di Sapri ci sono soprattutto carte e testimonianze. I militari stanno provando a ricostruire momento per momento tutto quello che è accaduto la notte in cui il ragazzo è morto, acquisendo anche molte foto scattate dagli amici di Crescenzo. Ma soprattutto ogni giorno che passa gli inquirenti si rendono conto che l'incidente mortale più che un tragica fatalità è stato un evento ampiamente prevedibile. Addirittura il locale non avrebbe mai dovuto aprire lì dove si trova adesso, non ci sarebbero i requisiti di sicurezza necessari. Tante ancora le domande aperte: i gestori erano a conoscenza dei rischi? Chi ha autorizzato l'attività lo ha fatto ignorando i pericoli o essendone a conoscenza?

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