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Coppia gay di Castellammare non vuole pubblicità: salta la prima unione civile a Bologna

Due donne originarie di Castellammare di Stabia, che avrebbero dovuto celebrare a Bologna la loro unione civile, hanno rinunciato alla cerimonia per l’eccessiva pubblicità. La loro sarebbe stata infatti la prima unione civile nel capoluogo emiliano. Polemiche tra chi accusa il sindaco Merola di aver rovinato la festa della coppia e chi dice: “Se lo dovevano aspettare”.
A cura di Francesco Loiacono
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Doveva essere la prima unione civile celebrata a Bologna (e una delle prime d'Italia) dopo l'approvazione della legge Cirinnà. A celebrare la propria unione due donne originarie di Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, che avevano scelto di celebrare il rito il prossimo mercoledì. Ma l'eccessiva pubblicità e mediaticità della cerimonia, la cui data e ora erano state rese note dall'amministrazione comunale guidata dal sindaco Virginio Merola, hanno dato fastidio alle due donne, che hanno così deciso di annullare tutto.

Il Comune: "Avevamo avvisato la coppia"

Una scelta che ha sollevato polemiche, tra chi ritiene che il sindaco abbia rovinato la festa alle due donne e chi invece pensa che, considerando che sarebbero state le prime a unirsi "civilmente" in città, avrebbero dovuto mettere in conto l'eco dell'avvenimento sui media. L'amministrazione comunale bolognese aveva diramato un comunicato che, seppur non contenendo i nomi delle due donne, aveva reso note data e orario della cerimonia. Dal Comune si giustificano: "Avevamo avvisato la coppia che questa prima, importante unione tra persone dello stesso sesso sarebbe stata al centro dell'attenzione mediatica. Evidentemente una comprensibile, ulteriore riflessione ha indotto la coppia ad un ripensamento. Abbiamo accolto con il massimo rispetto la loro scelta, quando vorranno celebrare la loro unione la Sala Rossa sarà aperta come per tutte le altre coppie che si sposano a palazzo d'Accursio".

Su Facebook, contro il sindaco del Pd Merola, si schiera Cathy La Torre, avvocato e attivista Lgbt, vicepresidente del Mit (Movimento identità transessuale) ed ex consigliera comunale di Sel-Si: "La coppia, che intendeva celebrare la propria unione con amici e cari invece di diventare una ‘notizia', ha dovuto cancellare la cerimonia! Complimenti allo strapagato staff del sindaco per aver rovinato la cerimonia di una coppia che, dopo anni di attesa, ha il diritto di celebrarla con chi gli pare e senza diventare una notizia".

Ma subito sono arrivati commenti di segno opposto: "L'errore è stato non concordare e non fare in modo che la prima coppia fosse contenta di rendere visibile un importante momento di riconoscimento pubblico. Ma ben vengano sindaci come Merola che si battono per i diritti lgbt e matrimoni fra omosessuali", ha detto Michele Giarratano, avvocato di Gay Lex e marito del senatore Pd Sergio Lo Giudice. Dello stesso tenore il commento di Matteo Cavalieri, esponente Arcigay: "Se tu sei la prima coppia in città vuoi che non desti interesse? Bravo lo staff che è riuscito a celare i nomi delle donne mantenendo il riserbo".

A sostegno della decisione della coppia si è schierata invece Elena Calvino Vanni, protagonista con la compagna Deborah Piccinini di quella che è considerata la prima unione civile in Italia, celebrata a Castel San Pietro, sempre nel Bolognese: "Capisco molto bene la coppia. A noi è stato chiesto dall'Ufficiale di Stato Civile se poteva dare i nostri numeri all'assessore alla cultura perché sicuramente avrebbero chiamato i giornalisti. Abbiamo scelto di essere visibili in tutto e per tutto, ma siamo state noi a dare il consenso prima di tutto. Penso che anche Merola volesse un po' di notorietà dopo il boom mediatico del nostro matrimonio". Il Comune di Bologna, in ogni caso, ha preso atto della decisione delle donne ed è già passato oltre: da lunedì tornerà a contattare le altre 70 coppie in lista per celebrare le unioni civili. Loro sicuramente sanno già cosa le attende.

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