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Dopo la sfiducia Valeria Valente si dimette da capogruppo Pd al Comune di Napoli

Valeria Valente si è dimessa da capogruppo del Pd in Consiglio comunale a Napoli a poche ore dalla sfiducia della compagine Dem in Aula. Sul caso dei candidati a loro insaputa si difende: “Pago l’aver avuto il coraggio di sfidare, con la scelta di candidarmi a sindaco, personalità importanti e i loro sistemi di potere”.
A cura di Redazione Napoli
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Valeria Valente si è dimessa da capogruppo del Partito Democratico in Consiglio comunale a Napoli. La decisione dopo una sfiducia firmata da tre consiglieri su quattro della compagine Dem in via Verdi. La parlamentare già candidata a sindaco nella primavera 2016 ha affidato ad una nota il suo pensiero: "Fin dai giorni successivi all'apertura dell'inchiesta sui candidati a loro insaputa, inchiesta in cui non sono indagata, e rispetto alla quale continuo con fermezza a ribadire la mia totale e assoluta estraneità, avrei potuto continuare a mantenere la carica di capogruppo soltanto in presenza di una fiducia piena da parte del gruppo. Venuta meno questa fiducia, viene meno anche la mia funzione in Consiglio comunale di capogruppo del Pd – ha scritto Valente -. Per me, inutile negarlo, è un momento di grande amarezza. Soprattutto per l'uso strumentale che viene fatto dell'intera vicenda. Pago l'aver avuto il coraggio di sfidare, con la scelta di candidarmi a sindaco, personalità importanti e i loro sistemi di potere".

Il discorso si sposta poi sull'inchiesta relativa ai "candidati a loro insaputa" nella lista ‘Napoli Vale' alle Comunali 2016, vicenda che vede indagato il compagno della Valente, l'ex assessore comunale Gennaro Mola: "Mi auguro che anche nella vicenda dei candidati inconsapevoli si possa fare al più presto piena luce in nome delle persone finite in lista senza che ci dovessero essere, in nome di quelle persone oneste e perbene che hanno collaborato alla mia campagna elettorale, ma anche in mio nome, che da questa vicenda ho avuto soltanto danni, durante e dopo la campagna elettorale. Si può perdere una battaglia ma il risultato finale è ancora da scrivere e io non mi rassegno e non mi piego a logiche e sistemi sbagliati".

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