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Enigma della famiglia Materazzo: dall’omicidio di Vittorio alla strana morte del patriarca

Lucio Materazzo, 80 anni, titolare di una nota impresa edile napoletana fu trovato morto la mattina del 25 luglio 2013 nella casa in cui viveva con la compagna e il figlio in viale Maria Cristina di Savoia a Napoli. Tre anni dopo, dopo un esposto e una denuncia da parte per l’apertura di una indagine per omicidio, suo figlio Vittorio è stato assassinato a coltellate.
A cura di Angela Marino
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Vittorio Materazzo, 51 anni è stato ucciso la notte del 28 novembre, al civico 3 di viale Maria Cristina di Savoia, a Napoli. È stato aggredito a coltellate e poi finito con un fendente mortale alla gola, che lo ha sgozzato con lucida precisione. Poche ore prima aveva inviato un sms al suo avvocato, Luigi Ferrandino, al quale aveva chiesto conferma dell’appuntamento con il procuratore aggiunto, Vincenzo Piscitelli. Il magistrato stava seguendo la misteriosa vicenda della morte di Lucio Materazzo, il padre di Vittorio, trovato cadavere nella sua casa al quarto piano in viale Maria Cstitina di Savoia nel 2013. Una morte avvenuta tre anni prima che potrebbe essere collegata al movente del brutale assassinio.

La morte dell'ingegner Materazzo

Tutto comincia la mattina del 25 luglio di tre anni prima. Alle sei del mattino Lucio Materazzo, ingegnere 80enne in pensione e titolare di una impresa edile molto nota nell’ambiente napoletano, viene trovato morto nella sua casa a Chiaia, a due passi da piazza Amedeo, nel cuore della Napoli bene. È già rigido. In casa Materazzo, dove con l’ottantenne vivono la compagna Scintilla e il figlio Luca, si precipitano parenti e soccorritori. Dalla casa, infatti, parte l’allarme per un malore, sebbene, come riferiranno i testimoni, il corpo trovato sul pavimento sia già in rigor mortis, una condizione che sopraggiunge a tre, quattro ore, dal decesso. Sul posto accorrono anche Vittorio e la moglie, ma non c'è più nulla da fare: l'ingegnere è già morto. Il cadavere giace in terra contratto, in posizione fetale. Sulla pelle sono visibili delle vistose tumefazioni, la mandibola è spaccata e c'è del sangue che cola dal naso. Il pigiama presenta strani tagli. Poche ore dopo il medico – un conoscente della famiglia Materazzo – accerta il decesso per cause naturali: arresto cardiaco dovuto a “polmonite cronico-ostruttiva”. L’ingegnere viene seppellito senza che nessuno riconosca la necessità di eseguire indagini medico legali o di fotografare il corpo. Trascorre un anno e Vittorio si imbatte in alcuni amici che, avendo visto il corpo del padre per l’ultimo saluto, lo esortano a presentare un esposto, a chiedere chiarezza su quella strana morte che non ha nulla di naturale. Amici, traumatologi e medici, che sulla base delle loro specifiche competenze segnalano al 51enne che le condizioni in cui è stato trovato suo padre non sono affatto normali per una morte naturale, anzi Lucio ha l'aspetto di un uomo che ha subito delle percosse e infatti è rannicchiato in posizione di difesa. Vittorio presenta un esposto per chiedere che si indaghi, ma i magistrati dispongono l’archiviazione del caso.

La denuncia: "Mio padre è stato ucciso"

Nel 2015, più convinto che mai che a suo padre sia accaduto qualcosa di strano, con il supporto del nuovo avvocato, Luigi Ferrandino, Vittorio chiede nuovi accertamenti presentando al pm Ludovica Giugni – che già aveva disposto l’archiviazione del caso – la denuncia di un falso documento nel materiale riguardante la morte del padre. Proprio quel documento riportante informazioni non corrette avrebbe fuorviato i giudici portando alla archiviazione delle indagini. Insomma, la strada da percorrere è diversa, ma la direzione, resta la medesima: dimostrare che la morte di Lucio Materazzo non è avvenuta per cause naturali. In merito a quello che è accaduto quella mattina di luglio al quarto piano del palazzetto di via Maria Cristina di Savoia, Vittorio ha un’idea ben precisa, un’idea non condivisa con i parenti e che crea non pochi contrasti con il fratello Luca, con il quale il padre viveva all’epoca della morte, insieme a Scintilla, la compagna con la quale Lucio viveva dalla morte della moglie, Wanda Kivel Mazuy. A novembre 2016, la Procura di Napoli apre un fascicolo per falso. Due mesi prima il Procuratore di Napoli, Giovanni Colangelo aveva incontrato Vittorio Materazzo, mentre l’incontro con l’aggiunto, Vincenzo Piscitelli era avvenuto lo scorso 21 novembre. Una settimana dopo Vittorio viene ucciso nell’androne del palazzo a Chiaia. Il killer lo ha aspettato, forse affrontato in un litigio o forse lo ha aggredito senza lasciargli la possibilità di difendersi. Prima delle coltellate sono partiti dei pugni, Vittorio è caduto sotto i colpi delle percosse e di diversi fendenti, di cui l’ultimo, alla gola, gli ha reciso la carotide.

La famiglia Materazzo e i dissapori per l’eredità

Vittorio Materazzo lascia la moglie, Elena Grande e due bambini. Nel palazzo in via Maria Cristina di Savoia, oggi è rimasto il fratello Luca. Scintilla, la compagna di Lucio ha lasciato la casa dopo la sua morte, mentre gli altri figli dell’ingegnere vivono altrove, Roberta, a Monza, dove ha avuto un incarico come notaio, le altre sorella a Napoli. Simona, ingegnere, lavora presso il Comune di Napoli e Serena, architetto, presso la Città Metropolitana, anche Maria Vittoria, dentista, vive a Napoli. Tra i figli dell’ingegnere Materazzo c’erano stati non pochi dissapori per questioni ereditarie.

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