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Equitalia pignora tutto, anche i crocifissi. Sequestri in aumento a Napoli

Pignorati dall’agenzia di riscossione anche statue e manufatti raffiguranti soggetti sacri. Aumentano i provvedimenti di sequestro e confisca. La rabbia dei contribuenti: “I crediti vantati da Equitalia devono essere dimostrati prima di procedere al sequestro, non si può distruggere la gente così”.
A cura di An. Mar.
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Pignoramenti in crescita nel 2014 a Napoli e Italia. Equitalia continua il sequestro dei beni che hanno un valore economico. Tutti. Recentemente – come riportato da Il Mattino –  un'imprenditrice napoletana interessata dal provvedimento di fermo amministrativo e dal blocco dei beni, ha subito il pignoramento di una statua in legno raffigurante una Madonna con bambino, un manufatto dipinto di un crocifisso in terracotta e, infine, una statua del Sacro Cuore di Gesù, in cartapesta, riportante la scritta «Gesù, confido in te». Oggetti sacri, ma valutati come beni di valore e di conseguenza, soggetti, come ogni altro bene materiale, alla confisca da parte dell'agenzia di riscossioni.  Un sequestro che, nell'ambito del più vasto fenomeno dei pignoramenti, in netto aumento nel 2014 a Napoli, ha fatto indignare l'associazione "Noiconsumatori.it".

«Le procedure esecutive –  rimarca Angelo Pisani, presidente dell'associazione – che stanno stritolando i contribuenti più deboli sono inaccettabili. Il caso del sequestro di statue della Madonna e crocifissi ha dell'incredibile. Dopo l'ipoteca della casa e il pignoramento dei beni, c'è stato il sequestro degli oggetti. E questo per un debito con la società di riscossione nemmeno accertato in contestazione. I crediti vantati dal fisco – sottolinea l'avvocato – debbono essere accertati in via definitiva prima di distruggere la gente». Una sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione risalente allo scorso 18 settembre ha sancito l'illegittimità dei fermi e delle ipoteche di beni eseguiti senza un contraddittorio con il contribuente. Il sequestro o fermo, infatti, deve essere preceduto da un provvedimento che invita il contribuente a presentare chiarimenti entro 30 giorni dalla data della comunicazione. È contemplata, inoltre, la possibilità di impugnare la misura presso la Commissione Tributaria, in caso di mancato preavviso. «Il contribuente – ricorda ancora Pisani – può impugnare l'ipoteca o il fermo, anche se di molto tempo anteriori, eccependone l'illegittimità e chiedendone la cancellazione al giudice».

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