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Femminicidio Sant’Antimo, premeditazione o raptus? Si indaga sulla chiamata al 118

Gli inquirenti si concentrano sulla chiamata che Carmine D’Aponte ha effettuato al 118 dopo aver ucciso la moglie, Stefania Formicola. Per l’accusa la telefonata rappresenta una confessione, mentre per la difesa indica pentimento. Atteso in giornata l’interrogatorio di garanzia.
A cura di Valerio Papadia
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Proseguono le indagini sull'omicidio di Stefania Formicola, uccisa il 19 ottobre dal marito Carmine D'Aponte – che non si rassegnava alla fine del loro matrimonio – con un colpo di pistola all'addome, a Sant'Antimo. Mentre in giornata si attende l'interrogatorio di garanzia dell'uomo, le indagini delle forze dell'ordine si concentrano sulla telefonata al 118 che D'Aponte ha effettuato dopo aver sparato alla moglie. La telefonata potrebbe avere un ruolo rilevante, dal momento che servirà ad accertare, esaminando le parole dell'uomo, se nel suo gesto ci sia stata o meno premeditazione.

Secondo i pm che rappresentano l'accusa, quella telefonata rappresenterebbe una sorta di confessione, mentre per la difesa indicherebbe un pentimento conseguente al raptus omicida che ha colto D'Aponte. Al vaglio degli inquirenti, inoltre, ci sono anche i numerosi casi di maltrattamenti riportati dalla famiglia di Stefania Formicola, ma mai denunciate dalla vittima. Per ora Carmine D'Aponte si trova in carcere con l'accusa di omicidio aggravato, in attesa che si esprima sulla vicenda di fronte ai magistrati.

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