Spaghetti napoletani dalla Turchia, confermato sequestro da mille tonnellate
La vicenda era di quelle ingarbugliate e, se confermata, destinata anche a sollevare un certo scalpore. Bene, quella conferma è arrivata: la Corte di Cassazione ha infatti respinto il ricorso del pastificio L.Garofalo di Gragnano, in provincia di Napoli – marchio molto noto – confermando il sequestro di circa un milione di chili di spaghetti provenienti dalla Turchia e destinati al mercato africano. "In maniera argomentata e logica, il Tribunale del Riesame, nel congelare l'ingente carico, ha ritenuto fallaci le indicazioni apposte sulla pasta, tali da ingannare il consumatore sulla provenienza della merce e da integrare l'ipotesi penale. La scritta ‘made in Turkey' era poco vedibile e facilmente cancellabile, mentre era in bella vista il richiamo all'Italia e a Gragnano" si legge come motivazione della Cassazione a conferma del sequestro.
L'amministratore delegato del pastificio, Massimo Menna, in sede di Riesame ha contestato, senza successo, le accuse a carico della società, asserendo che "non era stata posta in essere alcuna attività di sdoganamento funzionale a una commercializzazione in Italia della pasta, solo temporaneamente depositata in area doganale" in quanto gli spaghetti, della linea Santa Lucia, non erano destinati né al mercato italiano né a quello europeo, bensì a quello africano.
Ma facciamo un passo indietro. Era il 17 marzo del 2016 quando la Guardia di Finanza, a bordo di una nave in transito al porto di Genova, scoprì e sequestrò l'ingente carico di pasta. La provenienza straniera, sia chiaro, non pregiudica la qualità del prodotto, né ne mette in discussione la salubrità. La sentenza di conferma del sequestro è arrivata per violazione delle norme sul "made in Italy", le cui sanzioni, con il passare del tempo, si inaspriranno sempre di più, per tutelare imprese e cittadini del nostro Paese.