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I vescovi campani contro De Magistris: “I matrimoni gay, una fantasiosa trovata”

L’episcopato campano, guidato dal cardinale Crescenzio Sepe, si esprime con durezza sul tema: “L’originalità della famiglia non può essere diluita, se ci sta veramente a cuore il bene comune, che è la differenza dei generi e delle generazioni.”
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Una immagine di gruppo di alcuni vescovi della Campania.
Una immagine di gruppo di alcuni vescovi della Campania.

Tutti i vescovi campania hanno firmato un documento sulla famiglia in cui attaccano duramente i sindaci che hanno provveduto a registrare i matrimoni contratti all’estero tra omosessuali. La stoccata è rivolta, in maniera evidente, soprattutto a Luigi De Magistris: il primo cittadino di Napoli, infatti, è stato tra i primi a promuovere il riconoscimento giuridico dei matrimoni gay attraverso la trascrizione in Italia di nozze legalmente contratte in Paesi esteri da due uomini o da due donne. “Nei nostri territori – scrivono i vescovi campani, che sono presieduti dall’arcivescovo di Napoli Crescenzo Sepe – ci ritroviamo aumento delle tasse e riduzione dei servizi. E per le famiglie ci sono soltanto fumose dichiarazioni di intenti, anzi alcuni Comuni, quasi per distogliere i cittadini dalle inefficienze e dai problemi reali della comunità, si lasciano andare a fantasiose trovate con la irrituale registrazione di matrimoni che non hanno alcuna copertura di legge ma esprimono soltanto la volontà delle persone interessate, le cui scelte affettive e i cui sentimenti non vanno strumentalizzati bensì seriamente rispettati, sempre nell’ambito del nostro ordinamento giuridico.”

L’attacco viene portato avanti senza tentennamenti:La notizia della trascrizione di matrimoni tra persone dello stesso sesso, avvenuti all’estero, sorprende perché oltre a non essere in linea con il nostro sistema giuridico suggerisce una equivalenza tra il matrimonio ed altre forme che ad esso vengono impropriamente collegate. – prosegue il documento ufficiale stilato negli scorsi giorni – Una tale arbitraria presunzione non è accettabile. L’augurio è che il rispetto delle persone individuali sia sempre salvaguardato nelle loro legittime attese e nei loro bisogni, senza mai prevaricare il dato della famiglia. La sua originalità non può essere diluita, se ci sta veramente a cuore il “bene comune” che è la differenza dei generi e delle generazioni. In una parola, ci preme la famiglia.” Lo scorso 14 luglio De Magistris aveva ufficialmente trascritto il primo matrimonio gay nei registri della Città di Napoli. Ad essere dichiarati ufficialmente coniugi anche per la legge italiana, dunque, sono stati un napoletano, Roberto, ed uno spagnolo, Miguel, che avevano contratto matrimonio in terra iberica. Una circolare del ministro Alfano aveva poi dichiarato nulle, ai sensi di quanto prevede Costituzione italiana, tutte le registrazioni e si attende una decisione del prefetto di Napoli in merito, sulla scorta di quanto è già accaduto a Roma ed in altre città d’Italia, dove le trascrizioni sono già state cancellate. Appena pochi giorni fa, il cardinale Sepe ed il sindaco De Magistris si erano incontrati in piazza del Gesù in occasione della consueta cerimonia in onore dell'Immacolata Concezione e si erano brevemente intrattenuti in maniera cordiale. Una cordialità, però, che non fa scomparire le profonde differenze ideologiche tra i due.

I vescovi chiedono, invece, alla politica di fare di più per le famiglie tradizionali e puntano il dito contro le istituzioni: “Di fronte all’indebolimento e alla precaria tenuta della famiglia, fondamento della società umana, – si legge – ci si aspetterebbe una responsabile presa di coscienza da parte degli amministratori pubblici e della classe dirigente, una sinergia operativa tra le diverse componenti della comunità, iniziative e progetti volti a determinare una inversione di tendenza, concrete prospettive di futuro per i nostri giovani.” L’episcopato riafferma poi il proprio impegno diretto nel contrasto alla povertà: “Il numero e il livello sociale di quanti, ogni giorno, bussano alle porte delle parrocchie o delle mense Caritas danno la cifra di quanto preoccupante sia la realtà nella quale si ritrovano tante persone. La mancanza di reddito e di lavoro mina la coesione ed anche la sopravvivenza di tante famiglie che, in non pochi casi, non riescono a sfamare, a curare e a mandare a scuola i figli.”

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