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Il giornalista Sandro Ruotolo sotto scorta: minacce di morte dal boss dei Casalesi Zagaria

Il prefetto di Roma ha assegnato la scorta al giornalista napoletano, da anni al fianco di Michele Santoro da Samarcanda fino all’attuale programma Servizio Pubblico. Ruotolo è finito nel mirino del boss di San Cipriano per le sue inchieste sulla Terra dei Fuochi e sul traffico di rifiuti in cui era coinvolta la cosca.
A cura di Angela Marino
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Il giornalista napoletano Sandro Ruotolo, da sempre impegnato nel lavoro di inchiesta al fianco di Michele Santoro, da Samarcanda su RaiTre fino a oggi, nel programma di approfondimento Servizio Pubblico, su La7, è sotto scorta delle forze dell'ordine a causa di minacce indirizzate contro la sua persona dal boss dei Casalesi Michele Zagaria, attualmente detenuto. L'ordine è scattato dai magistrati della Procura antimafia di Napoli ed è stato poi confermato dal prefetto di Roma, Franco Gabrielli, competente per il territorio in cui lavora il giornalista, sulla base di diverse intercettazioni nelle quasi l'ex ras del clan dei Casalesi, imprecava contro il giornalista, formulando minacce che hanno fatto temere per la sua incolumità. Ma quale sarebbe l'inchiesta scomoda che ha fatto finire il cronista nel libro nero del capo del sanguinario clan casalese, ora, peraltro, recluso in regime di carcere duro?

L'intervista a Carmine Schiavone sulla Terra dei Fuochi fa infuriare il boss

Per Zagaria, alias "capastorta", ascoltato dagli inquirenti anche in carcere, il giornalista avrebbe ficcato troppo il naso negli affari della cosca che riguardano il traffico e lo smaltimento illecito di rifiuti speciali operato dal clan con le imprese e con la compiacenza di alcuni amministratori: insomma, Ruotolo avrebbe pestato i piedi al boss con alcuni servizi sul tema Terra dei Fuochi, andati in onda proprio nel corso del programma televisivo condotto da Michele Santoro, tra cui anche una lunga intervista al pentito del can dei Casalesi, scomparso lo scorso febbraio, Carmine Schiavone. Resta ora da valutare l'entità e la pericolosità delle affermazioni di un camorrista che non è nuovo a questo tipo di sortite. Il pool di magistrati anticamorra di Napoli sta attualmente valutando le minacce. A quanto pare uno dei servizi finiti nel mirino di Zagaria sarebbe quello che riprende le fila dell'indagine giornalistica condotta della giornalista casertana, oggi senatrice del Partito Democratico, Rosaria Capacchione, all'epoca dei fatti, tra il 2007 e il 2009, apparsa su Il Mattino. L'inchiesta metteva in luce un possibile intreccio tra il boss, allora latitante, e uomini dei servizi segreti deviati per lo smaltimento dei rifiuti.

Zagaria intercettato: "‘O voglie' squartate' vive'"

Intercettato in carcere l'ex padrino del sodalizio casertano dice testualmente: ”‘O voglie’ squartate’ vive”. Sono queste le parole che fanno temere per l'incolumità del giornalista televisivo che più di ogni altro ha scavato negli affari delle ecomafie in Campania. Intanto una valanga di messaggi di sostegno e solidarietà ha riempito la pagina Facebook del cronista napoletano. E spunta anche l'hashtag #iostoconsandro che raccoglie migliaia di dichiarazioni di affetto e stima anche su Twitter. Agli attestati di stima Ruotolo ha risposto sempre sul social network. "Vi ringrazio di cuore – scrive il giornalista – Sentire la solidarietà in momenti particolari fa solo bene. Lo sapete che da ieri sono sotto scorta solo perché ho fatto il mio dovere di giornalista. Raccontare la realtà. Con passione, umiltà e curiosità. Capita che non siate d'accordo con la mia interpretazione dei fatti ma sono certo che più punti di vista siano essenziali per la qualità della nostra democrazia. Ecco perché queste minacce riguardano anche voi, il vostro diritto di essere informati. State tranquilli che non mi faccio intimidire. Certo, non è piacevole sapere che il capo del clan dei casalesi, la camorra più vicina al modello mafioso siciliano, ti vuole squartare vivo. Ma io non posso cambiare perché solo così so fare il mio lavoro. So che non sono solo. Vorrei però che con me tanti altri giornalisti raccontino il paese reale. Ognuno con il suo punto di vista. Se si resta soli si è a rischio, se siamo in tanti a rischiare sono loro. La mafia – conclude – è una montagna di merda".

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