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Il papà di Fortuna Loffredo: “Vendo cocco in spiaggia per andare avanti”

Pietro Loffredo, 40 anni, che all’epoca del delitto della piccola Fortuna nel Parco Verde di Caivano era in prigione a Lanciano, oggi fa il venditore ambulante sulle spiagge abruzzesi. Anche se si sta facendo una nuova vita, l’uomo ha raccontato alla stampa che “non si arrenderà finché la verità non verrà fuori”.
A cura di Ida Artiaco
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"Perdere una figlia così è stata dura, da quel momento non sono più lo stesso. Ora, cerco di sfogarmi sul lavoro per dare il pane agli altri miei due figli". A parlare è il padre di Fortuna Loffredo, la bimba di 6 anni caduta, o spinta, dall'ottavo piano del condominio nel quale abitava insieme alla madre nel Parco Verde di Caivano, a pochi passi da Napoli nel giugno del 2014. A due anni da quella tragedia, di cui si continua a indagare per cercare di scoprire la verità dietro la morte della piccola, Pietro Loffredo, 40 anni, confida alla stampa i suoi rimpianti e le sue speranze di fare luce su quanto successo a Fortuna. Oggi, di mestiere fa il rivenditore ambulante di cocco, ciambelle, acqua e bevande sulla spiaggia di Punta Penna, in Abruzzo, con un ombrellone come appoggio, in piena riserva naturale di Punta Aderci.

"Non voglio nessun regalo, ho avuto questa tragedia, ma voglio andare avanti. Voglio lavorare, ma in Italia il lavoro non c'è, non ho una casa e qualcosa devo fare per campare i miei figli. Ho la licenza di ambulante, il lavoro me lo creo io, ma dovete darmi l'opportunità", ha dichiarato l'uomo, che all'epoca della morte di Fortuna si trovava nel carcere di Lanciano per contrabbando di sigarette e vendita di cd illegali. Nel frattempo, ha anche conosciuto un'altra donna da cui ha avuto poi altri due bambini, che oggi hanno 6 e 11 anni. Ma il pensiero di quella vita spezzata così presto e in circostanze ancora da chiarire non riesce a dargli pace. "I giudici alla fine di questa vicenda devono dare tutte le motivazioni dell'arresto di Raimondo Caputo e di Marianna Fabozzi per la morte di mia figlia, voglio conoscere le prove, perché non ci si può affidare a quello che dice una bambina di 11 anni", ha sottolineato Loffredo.

"La verità – ha continuato – dovrà venire fuori, ma la colpa è anche dello Stato che ha abbandonato quel quartiere, lasciato senza giochi e senza protezioni dove si può morire a 6 anni cadendo dall'ottavo piano". Prima di Fortuna, un altro bimbo, Antonio Giglio, figlio della Fabozzi, in carcere per il delitto di Fortuna, è morto in circostanze simili. Ma Pietro Loffredo non crede che i due eventi siano correlati. "Sono due casi diversi – ha precisato –. Si dovrebbe capire, invece, perché una scarpa di mia figlia era stata nascosta dopo la caduta.

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