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Il Rione Sanità scende in piazza contro la chiusura dell’ospedale e gli agguati dei clan

È partito questa mattina dal Rione Sanità (terminerà in via Santa Lucia), il corteo che ha coinvolto circa 300 persone per dire no alla chiusura dell’ospedale “San Gennaro”. L’iniziativa è un’occasione anche per dire basta ai continui agguati di camorra che imperversano nel quartiere.
A cura di Valerio Papadia
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Manifestanti all'esterno dell'ospedale "San Gennaro"
Manifestanti all'esterno dell'ospedale "San Gennaro"

Non c'è pace per gli abitanti del Rione Sanità. Proprio ieri si è verificato l'ennesimo agguato armato che ha visto coinvolto un ragazzo di 26 anni, nipote del boss Sequino, ferito in maniera non grave, ultimo episodio di una faida di camorra che sta sconquassando il quartiere. A questo si aggiunge la situazione dell'ospedale "San Gennaro", l'unico nosocomio del Rione Sanità, per mesi gravato dalla minaccia di chiusura ma rimasto aperto solo come presidio di pronto soccorso e come ambulatorio, grazie alla mobilitazione della cittadinanza. Soprattutto per questo, per ribadire la contrarietà alla limitazione delle funzioni dell'ospedale, che secondo loro andrebbe rilanciato piuttosto che affossato, ma anche per dire basta allo spargimento di sangue, gli abitanti del quartiere si sono riuniti in un corteo.

Il gruppo di persone, circa 300, è partito intorno alle 9:30 di questa mattina proprio all'esterno dell'ospedale ed è diretto a via Santa Lucia. Secondo quanto riportato da Repubblica, l'invito a sfilare per protestare contro le difficoltà del Rione sarebbe partito dal parroco Don Antonio Loffredo che, durante la messa di ieri, ha invitato i fedeli a partecipare numerosi contro la chiusura dell'ospedale, non dimenticando i recenti e sanguinosi fatti di cronaca.

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