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Opinioni

La Napoli alla ricerca delle eccellenze, inchiodata alle violenze

Una giornata vissuta tra gli estremi. Dal sogno della Silicon Valley napoletana nella zona orientale alla Città di Gomma, sorda e respingente di ‘certi bambini’ col coltello. Le due realtà sovrapposte di Napoli: non si sommano né si elidono l’una con l’altra.
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Via Toledo, Napoli (foto Christopher Furlong/Getty Images)
Via Toledo, Napoli (foto Christopher Furlong/Getty Images)

Mettiti al centro. Guarda Napoli. A Est nasce il "coso" di Apple e chiamalo come vuoi: Academy, Università, corso di formazione, l'ennesima strunzata, ma nasce qualcosa. Guarda. E gira la testa dall'altra parte perché nel pomeriggio, in centro, a Napoli, hanno accoltellato un ragazzino. L'ha pugnalato un suo compagno di scuola, nel cortile, davanti a tutti. Poi è scappato e alla fine l'hanno preso.

La vittima dell'aggressione si è salvata, l'altra vittima – perché a 15 anni sei vittima se hai già un coltello in mano – si salverà?

Oggi abbiamo chiuso gli occhi, inspirato profondamente prima del raccordo autostradale, immaginando che il fetore ad alto numero di ottani potesse dar potenza non solo alle nostre auto ma fosse carburante anche per il futuro di Napoli Est, lì dove si è passati dalla pummarola della Cirio, povera ma tangibile, odorosa e rossa all'immateriale mela di Steve Jobs, retroilluminata in milioni di pixel ma capace di prospettare una fortuna da slot machine: basta pigiare la leva dell'immaginazione ed ecco che piovono i soldi.

Pioveranno davvero, qui?

Guarda ancora, guarda dall'altro lato. A due passi da piazza del Gesù un supplemento di Golgota era affidato in subappalto a un guaglione di quindici anni. Nemmeno i genitori degli altri ragazzi della sua classe sono riusciti ad arrabbiarsi con lui, armato e violento. Per lui pure c'è una slot machine, ma non è quella delle opportunità. È quella delle sale scommesse azionata da un euro racimolato chissà dove e azionata tra mille bullette a tentar la fortuna che almeno lì ha le stesse percentuali per tutti, poveri e ricchi, colti e ignoranti, disoccupati o lavoratori.

«Mi sono sempre domandato quale potrebbe essere il mio contributo affinché la barca di questi ragazzi che sta facendo acqua da tutte le parti possa finalmente imboccare la strada giusta. Sono convinto che se si opera con energia, amore e fiducia in questi ragazzi molto si può ottenere da loro».
Lo diceva Eduardo De Filippo, da neo senatore a vita, nel 1982, parlando a Palazzo Madama dei ragazzi detenuti nel ‘suo' Istituto Filangieri di Nisida.

E quelli erano carcerati, erano segnati da una pena e da un processo. Lì era già scattato qualcosa. La lama in mano a questo studente oggi è diversa: ci restituisce l'amara situazione di un'area grigia dilatata all'inverosimile. Che va curata ben oltre l'orario scolastico, con le educative territoriali, con operazioni che escono dall'orario passato fra i banchi.

Oggi eravamo girati una volta tanto verso il bello e il possibile, immaginando la Silicon Valley napoletana. E la realtà ci ha costretti ancora una volta a voltare la faccia verso la Città di Gomma, sorda e respingente.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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