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Marina, la prima trans allenatrice di calcio

Marina Rinaldi è allenatrice del San Michele Rufoli, formazione calcistica salernitana del Campionato di Terza categoria. “I pregiudizi? Ho visto solo gesti gentili e ammirazione per le mie scelte”.
A cura di Angela Marino
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Solca il campo di calcio vestita di rosa e con la piega fresca, ma non le mancano certo né la grinta né l'esperienza. Marina Rinaldi è allenatrice del San Michele Rufoli, la salernitana squadra di calcio maschile che milita nel girone A del campionato provinciale di Terza categoria. Marina è forse la prima "Mister" transgender ad allenare una squadra maschile. "Un piccolo primato del quale vado fiera – commenta nella sua intervista a Il Mattino – ma non certo per stupido esibizionismo". Con un passato nella Scuola Calcio Ogliarese di Alfonso Galdi e Tonino Cuoco e in séguito nei dilettanti salernitani al Vietri Raito e alla Temerari, Marina, diventata donna l'11 luglio del 2013 dopo una cura ormonale che l'ha costretta ad accantonare lo sport, Marina ha ricevuto la proposta di allenare la squadra dal parroco. «Sono stati don Michele Alfano e don Giuseppe Greco, parroci di Rufoli e Ogliara, a chiedermi di assumere l'incarico tecnico di questa squadra – racconta Rinaldi – Ho accettato perché questo gruppo è nato con il solo obiettivo di unire nello sport i ragazzi della zona, alcuni dei quali vivono anche situazioni familiari un po' particolari». Il percorso che l'ha portata a scegliere di cambiare genere non è stato semplice.

"Ho vissuto periodi molto difficili, anche sul piano sociale. Ho una grande fede e devo ringraziare la mia famiglia che mi ha sostenuto in quella parentesi della mia vita. Superato quel periodo – aggiunge – sentivo che col calcio avevo lasciato un discorso in sospeso e non ho esitato un attimo quando mi hanno coinvolta nel progetto San Michele Rufoli, per il quale conto sull'indispensabile aiuto del secondo Antonio Ragone e del capitano Gianluca Barra". Proprio vissuto problematico permette all'allenatrice di identificarsi nei problemi dei suoi ragazzi e di sostenerli. "Ai miei ragazzi vorrei trasmettere che nella vita bisogna combattere strenuamente per i propri ideali, contando sempre sull'aiuto della fede, sostegno fondamentale per me". Quanto ai pregiudizi le risposte e le reazioni riscontrate dalla giovane allenatrice raccontano una storia diversa da quella della rigidità degli ambienti sportivi. "In campo quest'anno ho riscontrato solo gesti gentili dai tesserati avversari – racconta Marina –ma soprattutto ammirazione per il coraggio delle mie scelte".

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