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Morto Carlo Azeglio Ciampi, addio al presidente del G7 a Napoli

Carlo Azeglio Ciampi da presidente del Consiglio e da Capo dello Stato amò tantissimo Napoli e ne fu cittadino onorario: sua la decisione di svolgere all’ombra del Vesuvio lo storico G7 con Bill Clinton. Indimenticabili i caffè al Gambrinus e le mattine di Capodanno a passeggiare con la signora Franca in piazza Plebiscito.
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È morto Carlo Azeglio Ciampi, presidente Emerito della Repubblica. La memoria va subito a quel G7 che portò a Napoli i grandi del mondo e che fu lui a volere, da presidente del Consiglio dei ministri. "Il Sud meritava un segno d'attenzione" disse, spazzando via ogni scetticismo: fino ad allora i vertici internazionali in Italia si erano tenuti solo a Roma o a Milano. E così la capitale del Sud nel luglio 1994 ebbe il suo summit dei Grandi del mondo e fu un capolavoro di marketing: Bill Clinton con la pizza a portafogli nei Decumani, l'abbraccio con Hillary davanti al Lungomare, lo jogging del presidente Usa su via Caracciolo: immagini che fecero il giro del mondo e rilanciarono l'idea di un ‘rinascimento napoletano' guidato dall'allora sindaco Antonio Bassolino. Indimenticabili, per i cronisti che ebbero la possibilità di parteciparvi, le lunghe visite nei musei partenopei e i siparietti con la signora Franca, la moglie dell'allora capo di Stato. Lo ricorda l'ex quirinalista dell'Ansa Alberto Spampinato che in un libro di memorie descrisse gli amorevoli battibecchi sull'arte del Goya e del Caravaggio al museo di Capodimonte tra i due consorti.

Le tazzulelle di caffè al Gambrinus di Carlo Azeglio Ciampi furono un appuntamento irrinunciabile insieme al bagno di folla in piazza del Plebiscito e non solo: egli fu il primo ad aprire la residenza presidenziale partenopea, Villa Rosebery a Posillipo, alle visite dei turisti. I tanti Capodanno passati all'ombra del Vesuvio: arrivo il 31, cenone a Posillipo e poi, la mattina del 1 gennaio, passeggiata tra la gente: "Questa città è la mia ricarica" disse ai cronisti il primo giorno dell'anno 2004.

Fortissimo l'amore del presidente toscano per Napoli sia da capo del governo che capo dello Stato. A testimonianza di ciò i discorsi in archivio al Quirinale, ben più dei classici "moniti" presidenziali. Nel 2005, in piena faida di camorra, una visita di Ciampi a Scampia fu accompagnate da parole schiette e dure. "Scampia non è solo sangue". Poi aggiunse: "Napoli, è una mia profonda convinzione, ha enormi potenzialità ha un patrimonio umano, della natura e dell'arte unico al mondo". Tanti i moniti, le ‘sveglie' su Bagnoli e sul futuro dell'area Occidentale: da economista egli capì subito il valore della riconversione post-industriale dell'area e si rammaricò spesso dei ritardi e dei blocchi a quel processo. Fu Antonio Bassolino che lo volle cittadino onorario di Napoli e ora commenta: "È sempre stato vicino alla città, nei momenti belli e in quelli difficili. L'uomo che seppe restituire orgoglio all'Italia ci aiutò a riconquistare il nostro orgoglio civico. Gli ho voluto molto bene, e lo ricordo e lo piango con gratitudine e con affetto".

Ai cronisti che gli chiedevano cosa augurava alla città per il 2005, Ciampi rispose di "credere soprattutto nella loro città". Era un napoletano di Livorno, mancherà a molti tra coloro i quali vissero la speranza di una rinascita della capitale del Sud.

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