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Omicidio Bifolco, le indagini: “Il boss agevolò le foto shock del corpo di Davide”

Secondo le indagini il reggente del clan Puccinelli, Francesco Petrone, avrebbe lavorato per dare il maggior risalto sui media delle foto realizzate all’istituto di medicina legale del II Policlinico di Napoli in cui era visibile, vicino al cuore del ragazzo, un foro di proiettile.
A cura di Enrico Tata
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Dietro alla diffusione delle fotografie del corpo martoriato di Davide Bifolco ci sarebbe l'ombra della camorra. La famiglia del ragazzo, quasi 17enne, ucciso accidentalmente da un colpo di pistola di un carabiniere nella notte tra il 4 e il 5 settembre 2014 a Napoli, aveva pubblicato sui social network alcuni scatti della salma di Davide. Secondo le indagini il reggente del clan Puccinelli, Francesco Petrone, avrebbe lavorato per dare il maggior risalto sui media delle foto realizzate all'istituto di medicina legale del II Policlinico di Napoli in cui era visibile, vicino al cuore del ragazzo, un foro di proiettile.

Questo particolare sarebbe contenuto nell'ordinanza di custodia cautelare che ieri è stata eseguita nei confronti di 88 persone nel Rione Traiano nell'ambito di una maxi operazione antidroga. Tra gli arrestati, ritenuti appartenenti al clan Puccinelli, ci sono, tra gli altri, Petrone e Arturo Equabile, il ragazzo ricercato dai carabinieri la notte in cui Bifolco perse le vita. Per la morte del ragazzo napoletano il carabiniere Giovanni Macchiarolo è stato condannato in primo grado a 4 anni e 4 mesi per omicidio colposo.

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