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Omicidio Vincenzo Ruggiero: gli aggiornamenti

Omicidio Vincenzo Ruggiero, la pista dei complici: al setaccio la vita dell’arrestato

Al setaccio degli inquirenti la vita dell’accusato, Ciro Guarente: amicizie, frequentazioni e spostamenti dopo l’omicidio. Ascoltate diverse decine di persone nell’inchiesta per l’omicidio di Vincenzo Ruggiero, l’attivista lgbt scomparso il 7 luglio scorso. Domenica il macabro ritrovamento del corpo in un box abusivo.
A cura di Gaia Bozza
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Gli inquirenti lavorano senza sosta per ricostruire l'orrore passando al setaccio la vita di Ciro Guarente: dopo l'omicidio, quali sono stati i suoi movimenti? Quali sono state le persone con le quali è entrato in contatto, in che modalità, cosa si sono detti o scritti, qual era il suo comportamento? Nei giorni successivi alla scomparsa di Vincenzo Ruggiero si possono vedere foto dell'accusato su Facebook, in posa sorridente al matrimonio di Alessia Cinquegrana, la prima ragazza trans a convolare a nozze. Ancora, come racconta a Fanpage.it la madre della vittima, Guarente sarebbe andato a casa della famiglia Ruggiero per portare conforto. Non si esclude la pista dei complici, anche se ad oggi non vi sono riscontri: Guarente resta l'unico indagato per l'efferato omicidio di Vincenzo Ruggiero, il 25enne il cui corpo è stato trovato domenica, fatto a pezzi, senza testa e senza braccio, all'interno di un box di un autolavaggio abusivo a Ponticelli, periferia Est di Napoli.

Non è ancora chiaro se l'arrestato abbia affittato il box prima o dopo il delitto, poiché si tratta di una struttura comunale, occupata abusivamente da un esercizio commerciale: un dettaglio importante, che potrebbe chiarire numerosi aspetti sulla premeditazione del gesto. Omicidio volontario aggravato, questa l'accusa, per il momento, nell'ambito di un'inchiesta lampo della Procura di Napoli Nord, condotta dai Carabinieri di Aversa coordinati dal Maggiore Antonio Forte, coadiuvato dal Comandante del nucleo operativo radiomobile Flavio Annunziata. Un'inchiesta tecnica, nella quale la confessione di Guarente è avvenuta solo dopo un serrato interrogatorio e il macabro ritrovamento dei poveri resti di Vincenzo si è verificato grazie al quadro investigativo, mentre l'accusato cercava di depistare le indagini.

In queste ore la famiglia della vittima ha fatto presente agli investigatori, anche attraverso Fanpage.it, l'ipotesi della presenza di complici: la poca prestanza fisica di Guarente rispetto a Vincenzo Ruggiero, la grande quantità di acido versato sul cadavere della vittima, il terribile occultamento, il mancato ritrovamento di alcune parti del corpo lascerebbero sospettare che vi siano altre persone implicate nell'orribile delitto. Ma allo stato, non ci sono evidenze: per appurare un eventuale coinvolgimento, a più livelli, di altre persone, gli inquirenti stanno convocando, negli ultimi giorni, diverse decine di amici e parenti dell'indagato e della vittima.

Oltre all'ipotetica presenza di complici, è possibile che qualcuno abbia saputo qualcosa sull'indicibile gesto compiuto da Guarente, o ancora che lui stesso abbia confessato a qualcuno di aver ucciso Vincenzo. Particolare, questo, di non poco conto, visto il mancato ritrovamento di parti del corpo – testa e braccio –  che potrebbero aiutare a stabilire le cause della morte del giovane e quindi anche le modalità: l'accusato sostiene che il decesso di Ruggiero sia avvenuto in maniera accidentale, durante una lite per gelosia nei confronti della sua compagna Heven, amica di Vincenzo. Scoprire il coinvolgimento, a più livelli, di qualcuno, potrebbe aiutare gli investigatori a ricostruire precisamente come e perché Vincenzo Ruggiero ha trovato la morte a 25 anni.

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