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Opinioni

Per Selvaggia Lucarelli chi fa di cognome Bellavista è un affiliato alla camorra?

Lo scivolone della opinionista: scrive di Lapo Elkann e si lascia andare ad una battuta sui “Bellavista”. Ignorando che quel cognome i napoletani lo identificano col celebre professore di filosofia ideato da Luciano De Crescenzo. Che di camorrista non aveva proprio nulla. Anzi.
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A volte il gusto per la battuta e il paradosso determina davvero passi falsi. Selvaggia Lucarelli magari nemmeno lo sa, ma parlando di Bellavista a schiovere si è guadagnata le proteste e il malcontento di numerosi napoletani. Riepilogo veloce della vicenda: su Libero, l'opinionista scrive dei guai di Lapo Elkann presunta vittima di un ricatto per un video compromettente. E se la prende coi presunti ricattatori, il cui cognome è, appunto, Bellavista. Scrive la Lucarelli in una ideale lettera all'eccetrico rampollo Agnelli che già quel cognome, Bellavista, gli avrebbe dovuto suggerire «come minimo un’affiliazione alla camorra o un giro di calcioscommesse». Apriti cielo: premesso che a Napoli un clan Bellavista non lo si è mai sentito, quel cognome, invece, è legato da trent'anni ad una deliziosa invenzione cineletteraria targata Luciano De Crescenzo. Ovvero a quel professor Gennaro Bellavista, docente di filosofia in pensione, maestro di saggezza e dispensatore di consigli e suggerimenti finito poi in un film cult per i partenopei che adorano quella che il compianto Antonio Ghirelli definirebbe «una certa idea di Napoli».

Altro che affiliazione alla camorra o un giro di calcioscommesse! Selvaggia Lucarelli forse non sa che quel nome è indice di ben altro: suggerisce l'idea di un cittadino colto o comunque alla costante ricerca di quanto di bello offre la città, nient'affatto colluso né tanto meno rassegnato. A tal proposito suggerirei alla Lucarelli di rivedere quel bel passaggio tra De Crescenzo-Bellavista e il camorrista interpretato da Nunzio Gallo. Quello in cui c'è una risposta eccezionale al malavitoso estorsore del pizzo che si definisce "uomo di coraggio": «Ma tutto sommato, non è che fate una vita ‘e merda? Perché penso io, Gesù, sì, fate pure i miliardi, guadagnate, però vi ammazzate tra di voi, e poi anche quando non vi ammazzate tra di voi ci sono le vendette trasversali, vi ammazzano le mamme, le sorelle, i figli… Ma vi siete fatti bene i conti? Vi conviene?».

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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