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Renzi e De Magistris, i bambini che litigano mentre Napoli è isolata

De Magistris ha isolato la città, Renzi se ne è disinteressato. La campagna elettorale è iniziata, la speranza è che l’unica vittima di questo scontro fra nani non sia la città.
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Nel luglio 2011, da neoeletto, mentre era all'apice della sua rivoluzione arancione, Luigi de Magistris andava a Palazzo Chigi e stringeva la mano all'allora premier Silvio Berlusconi. Nessuna visita di piacere, sia chiaro: era un incontro sulle risorse al Mezzogiorno. Nell'agosto del 2014, Matteo Renzi arringava la platea di Città della Scienza, ad ascoltarlo anche il sindaco di Napoli. Non era lì per una Leopolda napoletana: era per il protocollo di intesa per Bagnoli e la ricostruzione del sito incendiato. E poi? Cosa è successo? Semplicemente è una città troppo grande per due ego così enormi.

È successo che a passo di giava siamo arrivati alla scadenza elettorale delle Comunali 2016 e che un nemico ci vuole. Nel vuoto politico napoletano, De Magistris ha deciso – a torto o ragione – che quel nemico si chiama Matteo Renzi. Ha dichiarato Napoli "comune derenzizzato" e oggi il premier, che in questo fine 2015 non sta risparmiando bordate, in una intervista-fiume al Mattino ha detto: "Se il sindaco insiste nella sua mancanza di rispetto, faremo di tutto per non creargli imbarazzi". Insomma, siamo fra due bambini che si fanno i dispetti? Uno che dice: "Non ti voglio" e l'altro che risponde marameo?

Al centro di questo scontro fra statisti c'è Napoli. Città commissariata (Bagnoli); città in crisi economica e sociale, dove l'unico ‘act' del jobs sono i disoccupati o al massimo le casse integrazioni e le mobilità. Dove la politica, compresa quella del Partito Democratico è in una fase così cupa da non vedere via d'uscita, fra primarie, leggi Severino e ‘personaggetti'. De Magistris in cinque anni di governo ha contribuito a isolare Napoli rappresentandola come una sorta di Città della Rivoluzione col popolo pronto a sollevarsi (su Facebook, sempre e solo su Facebook) e a indignarsi a comando, con mini-legioni di attivisti con lo striscione sempre in mano all'occorrenza. Matteo Renzi invece si è disinterssato sostanzialmente del corpo della città, pennellando soltanto un paio di storytelling da due centesimi (Città della Scienza, Bagnoli, al massimo gli scavi di Pompei), ignorando il grandissimo lavoro che sarebbe necessario all'ombra del Vesuvio.
La campagna elettorale è iniziata in anticipo, sarà lunga e senza esclusione di colpi. La speranza non è una classe dirigente degna, questa è una speranza persa da un po' di tempo. La speranza è che l'unica vittima di questo scontro fra nani non sia la città.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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