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Scampia, scade la concessione: sfratto allo sportello disabilità

Via dal locale in viale della Resistenza dopo quindici anni. Il responsabile: “Il territorio perde, oltre che un servizio ai cittadini, uno spazio di ascolto e umanità. Mentre si tollerano le occupazioni abusive, noi restiamo figli di un Dio minore”. Il presidente della municipalità: “Il Comune ci ha chiesto uno screening sugli immobili per verificare titoli di affido e modalità di gestione. Noi segnaliamo, la legge sarà uguale per tutti”.
A cura di Claudia Procentese
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Niente più spazio nella sede dell’ottava municipalità per lo sportello destinato alle persone con disabilità, che da quasi quindici anni è impegnato in attività gratuite di ascolto, consulenza e accompagnamento. La lettera di diffida da parte della nuova direttrice è stata recapitata al responsabile dell’ufficio di sostegno ed assistenza con l’obbligo ad abbandonare il locale a piano terra in viale della Resistenza a Scampia, proprio all’ingresso del palazzetto municipale, entro dieci giorni dalla ricezione della missiva. “Decorso infruttuosamente il termine – si legge – saranno attuati i provvedimenti del caso necessari per il rientro in possesso dei beni da parte dell’Amministrazione Comunale”. A motivare il procedimento di sfratto è la “temporaneità dell’assegnazione che ai sensi dell’articolo 15 Regolamento municipalità non può essere superiore ad un anno”.

«Dopo ben quindici anni di servizio ai cittadini con disagio – denuncia amareggiato Domenico Di Renzo, presidente di “Senza barriere onlus” – abbiamo appreso che tutti i direttori che si sono succeduti in quest’arco di tempo avrebbero sbagliato, causando un danno erariale al patrimonio del Comune di Napoli. Hanno sbagliato anche un presidente di circoscrizione e tre di municipalità? Per giustificare l’estromissione dal locale in nostra concessione si richiamano regolamenti non rispettati e si invoca la legalità, dimenticando le occupazione abusive del territorio su cui invece si chiude un occhio. Noi non siamo né abusivi né malfattori, ma solo figli di un Dio minore, vittime di discriminazione e dello scarico di responsabilità».

Un colpo basso all’inclusione e all’aiuto fattivo è per Di Renzo, ed i volontari che si sono alternati finora allo sportello ogni giorno dalle 9 alle 13, lo sgombero di un luogo divenuto punto di riferimento della periferia nord per le categorie svantaggiate. «E non solo – aggiunge Di Renzo -, alcune persone arrivano anche dai paesi vesuviani perché accolti nella rete di solidarietà. Abbiamo operato cercando di portare aiuto a tutti quelli che a noi si sono rivolti per un concreto modo di essere presenti nelle loro difficoltà. Quelle più essenziali, dando loro una speranza, a volte con un normalissimo discorso o persino nell’ascolto, nel lasciarli parlare, sfogarsi. La burocrazia è lenta ed in casi difficili è un mastodonte, dimentica, confonde. Bisogna non perdere tempo, muoversi nell’intricata giungla dei presìdi sanitari, conoscere le eccellenze ed indirizzarvi chi a noi si è affidato».

Dai casi difficili, come gli ammalati di tumori alle ossa, ai polmoni, di leucemia infantile, come i pazienti con difficoltà cardiache gravi, al supporto nelle richieste di ausili necessari all’autonomia, di accessi presso le strutture ospedaliere, fino a farsi portavoce presso gli enti istituzionali perché non si verificasse la chiusura del centro per bambini autistici. «Noi abbiamo fatto il possibile e, talvolta, ottenuto risultati impossibili solo per il bene della nostra gente e del nostro territorio – rimarca Di Renzo -. Con la chiusura dello sportello verrà a mancare uno spazio di informazione e di umanità. Ma oggi basta un semplice frego in rosso su un foglio, il ricorrere ad un articolo di delibera, preso lontano dal territorio da chi non conosce il disagio, la disperazione, il bisogno di una parola amica, il contatto, la compassione, il prendersi cura degli altri, e tutto finisce. Se è vero che siamo fuorilegge, è ben poca cosa rispetto a tutte le strutture occupate abusivamente. Si usano due pesi e due misure?».

«L’ufficio Patrimonio del Comune di Napoli ci ha chiesto una verifica degli immobili comunali presenti nella nostra municipalità – replica il presidente dell’ottavo municipio Apostolos Paipais -. Il nostro è uno screening, ogni associazione deve dimostrare il titolo in base al quale sta all’interno di un bene pubblico, a prescindere dall’opera svolta, come quella fondamentale portata avanti dallo sportello disabilità di Scampia, tra l’altro tematica a me cara. Ce lo chiede anche la Corte dei conti. Noi ci stiamo muovendo in piena trasparenza per accertare come vengono affidati e gestiti questi immobili. In una seconda fase, nel caso di irregolarità, saranno riaffidati tramite bando ad associazioni ed organizzazioni titolate e con tutti i requisiti validi. Abbiamo riscontrato, infatti, che in passato la concessione e il suo rinnovo sono avvenuti senza criterio, dal momento che il regolamento municipale prevede l’affido esclusivamente per 12 mesi, poi bisogna riconsegnare le chiavi».

Nessuno sconto alla regola, ci tiene a sottolineare Paipais. «Le strutture occupate abusivamente a Scampia e sul nostro territorio? – continua il presidente a capo della maxicircoscrizione da sette mesi – Segnaleremo tutto al Comune, è il nostro compito, non possiamo far finta di nulla. Anche nel caso di scuole occupate, al di là del fine nobile. Spero che, poi, le istituzioni lavorino in sinergia per far rientrare tutti nelle regole del vivere in comunità».

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