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Segregati 14 ore al giorno per cucire abiti: opificio scoperto dai carabinieri

I carabinieri scoprono un opificio illegale gestito da un bengalese a Casandrino. All’interno, in condizioni di semi-schiavitù, immigrati costretti 14 ore al giorno a confezionare abiti.
A cura di Redazione Napoli
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Quattordici ore al giorno inchiodati alla sedia, davanti alla macchina cucitrice per tessere abiti cui veniva poi apposto illegalmente un marchio di griffe d'alta moda. Una scena alla Gomorra, quella che si sono trovati davanti i carabinieri della Compagnia di Casoria, in collaborazione con il Nucleo Ispettorato Lavoro dell'Arma. I militari hanno fatto irruzione in un opificio tessile clandestino a Casandrino, comune a Nord di Napoli, sorprendendo il proprietario, un 36enne bengalese residente a Grumo Nevano) e 8 operai di nazionalità bengalese, cinque dei quali irregolari nel territorio italiano, a confezionare capi d’abbigliamento destinati ai mercati illegali.

Gli operai erano costretti a lavorare almeno 14 ore al giorno, in pessime condizioni igienico sanitarie, obbligati persino a preparare qualcosa da mangiare in un punto di cottura di fortuna posizionato insieme alle macchine da cucire, tutto senza il minimo rispetto delle norme sulla sicurezza dei luoghi di lavoro. Il 36enne bengalese è stato denunciato e sono scattate multe per 300mila euro oltre al sequestro dei macchinari. Sempre ieri, a Palma Campania, i Carabinieri della Stazione di Carbonara di Nola hanno sospeso l’attività di un opificio tessile per aver trovato all’interno 9 lavoratori in nero (tutti bengalesi). Al titolare, un 33enne del Bangladesh, sono state elevate sanzioni penali per circa 100mila euro.

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