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Sfigurata durante un intervento di chirurgia estetica: a processo chirurgo e dermatologo

Sono stati rinviati a giudizio e andranno a processo a marzo i due medici che a Napoli, nel febbraio 2013, sottoposero Clara Belluomo a un trattamento estetico che le lasciò danni permanenti al volto. I due, un chirurgo, e un dermatologo, sono accusati di lesioni personali colpose. A processo anche la Belluomo, accusata di calunnia.
A cura di Francesco Loiacono
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Andranno a processo, accusati di lesioni personali colpose, i due medici che nel febbraio 2013 a Napoli sottoposero Clara Belluomo a un trattamento estetico con il laser, lasciandole sul viso danni permanenti. Ne dà notizia il quotidiano Il Mattino, che spiega come la prima udienza del processo, che coinvolgerà C.D., un chirurgo plastico di fama internazionale, e G.A., docente di dermatologia, si terrà il 10 marzo. A processo finirà però anche la parte lesa, accusata di calunnia per aver affermato che il chirurgo falsificò una sua firma nel modulo relativo al consenso informato.

L'operazione nel febbraio 2013

Tutto deriva da un episodio di ormai quasi tre anni fa. Clara Belluomo, a sua volta docente di anestesia e rianimazione, si sottopose a quella che doveva essere un'operazione quasi banale, un trattamento di "foto-ringiovanimento facciale" tramite l'utilizzo combinato della tecnologia laser e di acido tricloroacetico. Qualcosa durante o dopo l'intervento, però – questo lo stabilirà il processo -, andò storto: la Belluomo si ritrovò con la pelle di gran parte del viso ustionata e a distanza di tempo ha ancora sul viso il segno delle cicatrici e danni permanenti ad alcuni muscoli del volto: non può spalancare la bocca, mentre la masticazione e anche la capacità di pronunciare alcune parole sono compromesse, come ha scritto il giudice per le indagini preliminari Francesco De Falco Giannone accogliendo le tesi del pubblico ministero Di Dona e disponendo il rinvio a giudizio dei due medici.

Clara Belluomo, il cui caso all'epoca fece molto scalpore, ha raccontato al quotidiano napoletano di provare ancora sofferenza non solo guardandosi allo specchio, ma anche subendo gli sguardi di curiosità od orrore delle altre donne e dei bambini: "Il mio dolore è nella consapevolezza di avere una faccia che non mi appartiene", ha spiegato. La difesa del chirurgo sostiene che l'utilizzo combinato delle due tecniche utilizzate durante l'intervento sia riconosciuto e approvato dalla comunità scientifica, e imputa le deturpazioni del volto della Belluomo a complicanze infettive – peraltro accertate da alcune consulenze del pm – delle quali la dottoressa sarebbe stata pienamente a conoscenza. Al giudice Angela Paolelli spetterà ora il compito di chiarire la vicenda.

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