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Vincenzo Amendola, ucciso dopo le voci di una relazione con la moglie del boss

Vincenzo, 18 anni, era stato accusato di aver avuto rapporti con la moglie del capoclan in carcere. Un pettegolezzo che è gli è costato la vita. Oggi, dopo una lunga e tortuosa inchiesta, si arriva al nuovo arresto di tre persone, ritenute responsabili del suo omicidio premeditato.
A cura di Redazione Napoli
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Vincenzo Amendola, 18 anni, è stato ucciso per un motivo chiaro: nel quartiere – parliamo di San Giovanni a Teduccio, periferia Orientale di Napoli – si era diffusa la voce di una sua presunta relazione con la moglie del capoclan. Una  voce che ne ha decretato la morte. Amendola, sparito il 5 febbraio 2016, fu trovato il 19 febbraio 2016 sotto un metro e mezzo di terreno. Oggi gli agenti della Squadra Mobile hanno arrestato 3 persone ritenute responsabili del suo omicidio premeditato.

La vittima, la sera del 5 febbraio 2016, era stata condotto nel luogo in cui doveva essere giustiziata,  fatta inginocchiare e colpita da due colpi d'arma da fuoco al volto, il secondo dei quali, quello mortale, alla tempia. Da tutti gli elementi raccolti, come si legge nell'ordinanza cautelare, risulta che l'omicidio è maturato all'interno del clan Formicola, organizzazione camorristica alla quale la vittima era legata da rapporti di frequentazione, per tutelare l'onore del capo clan, attualmente detenuto, in quanto si era sparsa la voce di una presunta relazione sentimentale del giovane con la moglie del capo clan. La ricostruzione dei fatti era stata possibile grazie all'attività di intercettazione e alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che aveva partecipato all'omicidio. Le attività di indagine avevano determinato l'arresto di tre persone.

Poi, il colpo di scena: l'ordinanza cautelare era stata annullata dal Tribunale del Riesame di Napoli che, pur non mettendo in discussione l'attendibilità del collaboratore di giustizia, aveva ritenuto che le conversazioni telefoniche riportate nell'ordinanza, alcune delle quali all'epoca non trascritte integralmente, non fossero così determinanti come conferma delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia. Gli investigatori si sono così rimessi al lavoro sulla stessa pista e hanno accertato anche il coinvolgimento, oltre ai due indagati, del titolare del fondo in cui il corpo di Vincenzo Amendola è stato ritrovato. Oltre alle intercettazioni, ulteriori riscontri sono stati ricavati da accertamenti più approfonditi svolti sul luogo del delitto e sull'arma utilizzata per commetterlo nonché dalle informazioni fornite dai familiari della vittima e da altre persone risultate a conoscenza dei fatti.

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