2 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Vitale, il militare-bandito: dai debiti fino alla rapina finita nel sangue

Una vita in discesa quella di Claudio Vitale, il carabiniere di Cercola accusato dell’omicidio del gestore del market di Ottaviano rapinato insieme ad un collega e complice. I debiti, le frequentazioni della malavita locale e infine la rapina culminata con una vittima e dieci feriti.
A cura di Angela Marino
2 CONDIVISIONI
Immagine

Era apprezzato e stimato dai suoi colleghi Claudio Vitale, il carabiniere-bandito da martedì in stato di fermo con l'accusa di omicidio e omicidio plurimo per la rapina al supermarket Etè di Ottaviano. Originario di Cercola (Napoli), il 41enne viveva a Terzigno, in via Zabatta, assieme alla moglie e i cinque figli. Poi qualcosa è cambiato nella vita del militare. È arrivato prima il trasferimento, nel 2012 dopo la scoperta di frequentazioni inappropriate per un carabiniere, quelle con personaggi ritenuti legati alla malavita della zona Vesuviana. Iniziano a crescere i debiti, il militare chiede prestiti ad amici e conoscenti. I soldi servono forse per alimentare nuove abitudini o semplicemente per mandare avanti la famiglia.

Una pericolosa china quella imboccata dal militare, proveniente da una famiglia umile, che certo non può o non riesce a salvarlo da quella deriva. Vitale fa ricorso contro il provvedimento che giudica ingiusto, dal momento che per i presunti legami con alcuni esponenti della criminalità, non è mai stato indagato. Niente da fare, il Tar respinge il ricorso e il militare è costretto a trasferirsi a Mestre, dove lavora per tre anni fino ai fatti di quel tragico martedì. Gli investigatori non hanno ancora accertato se si tratti del primo episodio criminoso commesso dai due carabinieri. I due organizzano il colpo al supermercato. Calcolano probabilmente di ottenere qualcosa di simile alla refurtiva poi effettivamente sequestrata, una somma che si aggira sui mille euro. Quello che non si aspettano e non hanno calcolato è la reazione dei due gestori del negozio, i due fratelli Prisco che, venuti a conoscenza della rapina saltano in auto e  insieme a sei dei loro dipendenti, si lanciano con due auto all'inseguimento dei banditi che intanto sfrecciavano via in una Prisma. I due fratelli Pasquale e Donato Prisco vogliono recuperare la refurtiva. Scatta la rissa, la culluttazione e poi gli spari, quelli che feriscono Pasquale Prisco, morto poche ore dopo per le gravi lesioni subite. Sono i proiettili di Nicchetto, il collega e complice ad avere ucciso il giovane. Su entrambi, ora, pende l'accusa di omicidio.

2 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views