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Storia del Banco di Napoli dagli inizi all’addio con l’acquisizione di Gruppo Intesa Sanpaolo

Banco di Napoli, addio ad una storia centenaria. Il 26 novembre 2018, con l’acquisizione da parte del Gruppo Intesa Sanpaolo, si è definitivamente conclusa la storia di uno degli istituti di credito un tempo più floridi non solo della città e del Meridione, ma dell’intero Paese. Com’è possibile, allora, che una banca così importante possa essere fallita e, adesso, addirittura cancellata? Di chi è la colpa di quelli che molti definiscono un vero e proprio saccheggio delle risorse del Mezzogiorno? Abbiamo provato a ripercorrere la storia del Banco di Napoli attraverso le voci di chi l’ha vissuta in prima persona.
A cura di Valerio Papadia
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La sede principale del Banco di Napoli, in via Toledo
La sede principale del Banco di Napoli, in via Toledo

La storia del Banco di Napoli si conclude il 26 novembre 2018 quando è calato il sipario su una delle pagine più importanti della storia di Napoli e del Mezzogiorno: con l'acquisizione da parte del Gruppo Intesa Sanpaolo, il Banco di Napoli ha definitivamente cessato di esistere. Per decenni l'istituto di credito è stato il punto riferimento della città e del Meridione, e uno dei più importanti del Paese. C'è chi oggi ritiene che il Banco di Napoli, e in questo modo le risorse del Sud, siano state saccheggiate in favore delle banche e delle industrie del Nord. E allora, com'è possibile che un istituto di credito di tale rilevanza sia fallito e, addirittura ormai, sia stato cancellato? Di chi è la colpa della depauperazione della città e del Mezzogiorno? Fanpage.it prova a ripercorrere la storia del Banco di Napoli attraverso le testimonianze di chi ha vissuto almeno gli ultimi 40 anni di storia dell'istituto da protagonista.

"O' Banco ‘e Napule è l'ideale per rifarsi delle spese, per coprire il disavanzo della finanza piemontese" cantava Eugenio Bennato nel raccontare la storia del brigante Giuseppe Summa, conosciuto come Ninco Nanco, ponendo l'accento sul saccheggio del Sud a beneficio degli interessi del Nord. Istituito nel 1463, dopo oltre 500 anni di storia gloriosa, negli anni Novanta comincia il declino del Banco di Napoli. Nel 1996, l'allora presidente della Banca d'Italia, Carlo Azeglio Ciampi, dichiarò i crediti del Banco di Napoli inesigibili, ma non era vero: il 90 percento di quei crediti venne infatti recuperato, ma non ha importanza. Si decide di vendere, anzi di svendere, il Banco di Napoli alla Banca Nazionale del Lavoro, sull'orlo del fallimento, per 61 miliardi di lire. In poco tempo, BNL rivende il 56 percento dell'istituto di credito napoletano per una cifra pari a 3600 miliardi: il margine di profitto è di quasi il 1000 percento.

"Il Banco di Napoli non muore perché era una banca che non funzionava, muore perché dava fastidio alle banche e alle imprese del Nord" dice Sergio Angrisano, del comitato "Salviamo il Banco di Napoli". "Il Banco di Napoli era il tappabuchi di tutti i guai che succedevano a Napoli" ricorda Carlo della Ragione, presidente dell'Unione Nazionale fra i pensionati nel Banco di Napoli. "Si facevano prestiti alle piccole e medie imprese del territorio, a prezzi veramente di favore – ricorda ancora Angrisano -. Se a una banca territoriale togli questa facoltà, in favore delle banche del Nord, stai facendo un danno incredibile alle imprese e quindi al territorio".

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