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Chi era Antonio Annarumma, il primo poliziotto ucciso durante gli “anni di piombo”

Antonio Annarumma fu la prima vittima degli “anni di piombo”. Originario di Monteforte Irpino, nell’Avellinese, prestava servizio nel reparto celere della polizia di Milano. Morì a 22 anni, colpito da un tubo di ferro che gli sfondò il cranio mentre guidava l’automezzo che scortava uno dei cortei scesi in piazza contro il caro-affitti.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Il poliziotto Antonio Annarumma
Il poliziotto Antonio Annarumma

Sono passati cinquant'anni quando Antonio Annarumma, il 19 novembre del 1969, rimase ucciso a soli 22 anni durante una manifestazione di piazza. Il giovane poliziotto era in forza al Reparto Celere di Milano, ma era originario di Monteforte Irpino, all'epoca piccolo borgo alle porte di Avellino, dal quale era partito alla volta della grande metropoli del nord, per prestare servizio nella Polizia di Stato. E dove morì, a soli 22 anni, in circostanze mai del tutto chiarite ma che gli sono valse il ben poco ambito riconoscimento di essere stato la prima vittima del periodo degli "Anni di Piombo", che lascerà sul terreno diversi cadaveri in tutta Italia.

I riconoscimenti postumi e la medaglia d'oro al merito civile

Antonio Annarumma era nato il 10 gennaio del 1947, proprio al termine delle Seconda Guerra Mondiale, a Monteforte Irpino: aveva ventidue anni quando trovò la morte a Milano, durante gli scontri di piazza. E proprio alla vigilia del cinquantesimo anniversario della sua morte, il Comune di Milano ha deciso di dedicargli una targa. Ma a lui sono già dedicate anche la caserma del Terzo Reparto Mobile di Milano, una strada ad Avellino ed una a Monteforte Irpino, suo paese d'origine, oltre che una strada a Vibo Valentia. A Monteforte Irpino c'è anche un monumento dedicato a lui nel cimitero locale. Nel 2009 gli è stata anche conferita alla memoria una medaglia d'oro al merito civile.

Gli scontri di piazza del 19 novembre 1969

La vicenda di quel 19 novembre 1969 è ancora oggi torbida. In piazza c'era uno sciopero contro il caro-affitti, proclamato dai sindacati Cgil, Cisl e Uil. Ma c'erano anche due cortei: uno anarchico ed uno marxista-leninista, con quest'ultimo seguito dagli automezzi della celere. Il corteo passò quindi davanti al Teatro Lirico di Milano, dove era in corso un comizio sindacale della Cisl: gli automezzi della celere si ritrovano così a passare davanti al teatro prima che vi uscissero sindacalisti e lavoratori, trovandosi così nel mezzo del corteo studentesco. Ne nasce un parapiglia, durante il quale due persone uscite dal teatro vennero investite in maniera non grave, ma costringendo i mezzi ad indietreggiare. Nelle fasi concitate di quel momento, vi fu un lancio di lacrimogeni ed un tentativo di disperdere i presenti.

Difficilissimo ricostruire con precisione quegli attimi confusi in cui la situazione stava sfuggendo di mano a tutti i protagonisti. Era il 1969, non c'erano cellulari o internet, e tutto accadde in pochi istanti. Mentre la polizia cercava di disperdere i presenti, giunsero i giovani militanti del Movimento Studentesco, dalla vicina Università Statale di Milano. Alcuni manifestanti, secondo quanto ricostruito dalla Magistratura, iniziarono a raccogliere dei tubi d'acciaio da un vicino cantiere edile, lanciandoli poi contro i mezzi della polizia. La versione ufficiale della morte di Antonio Annarumma è proprio questa: che uno di questi tubi lo abbia colpito al cranio, uccidendolo mentre era alla guida del mezzo che finì così, fuori controllo, contro un altro mezzo di polizia.

I manifestanti hanno sempre negato questa versione ufficiale, sostenendo che in realtà fosse morto come conseguenza dell'incidente stesso. Non sono di questo parere i medici dell'epoca, che constatarono una ferita all'altezza della regione parietale destra, di poco sopra all'occhio, talmente profonda che ne provocò la fuoriuscita di materia celebrale, e che era dovuta a "un oggetto contundente, usato come una vera e propria lancia".

Se le cause della morte furono stabilite, certificandone la morte per omicidio, l'inchiesta non poté fare nulla per trovarne i responsabili. Al processo tenutosi l'anno dopo, furono condannate cinque persone per resistenza ed oltraggio a pubblici ufficiali, sei verranno assolte. Per tutti gli imputati, arriverà invece l'assoluzione dall'accusa di radunata sedizione perché "il fatto non sussiste". Ma nessuno fu imputato per omicidio. I colpevoli non vennero mai identificati. E ancora oggi, sulla morte di Antonio Annarumma, c'è un alone di mistero. Sebbene cinquant'anni dopo la morte, il suo ricordo sia più vivo che mai.

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