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Dal centro di Napoli documenti falsi per i terroristi, la stamperia gestita da 4 fratelli

Nel centro di Napoli, a Porta Capuana, si trovava una stamperia di documenti falsi capace di spedire all’estero migliaia di documenti falsi. La centrale era gestita dai 4 fratelli Russolillo, che inviavano i documenti verso 15 Paesi. Scoperto anche collegamento con un tunisino a cui Anis Amri, l’attentatore della strage di Berlino, si rivolse per avere documenti falsi.
A cura di Nico Falco
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I documenti venivano prodotti a getto continuo e spediti all'estero. Non singolarmente: a pacchi, che poi venivano smistati agli extracomunitari. La stamperia era così ben avviata da riprendere a lavorare subito un'operazione di polizia con sequestri e arresti: le spedizioni erano ricominciate in 48 ore. E tra chi aspettava quelle patenti e quelle carte di identità c'erano anche personaggi legati al terrorismo. Dall'operazione della Sezione Antiterrorismo della Digos di Roma, coordinata dalla Dda di Napoli, emerge il ruolo fondamentale di quattro fratelli napoletani, che producevano e spedivano i documenti falsi in un'abitazione del centro di Napoli, al civico 32 di via Carriera Grande, nella zona di Porta Capuana.

La stamperia era stata già scoperta ad aprile 2019, quando gli agenti del commissariato Vicaria-Mercato piombarono nell'appartamento trovando carta di identità, patenti e permessi di soggiorno in bianco, computer, stampanti e timbri. Fu arrestato Vincenzo Russolillo, uno dei quattro fratelli. Che, era poi emerso dalle indagini, gestiva la stamperia con l'aiuto del fratello Giuseppe. Un successivo blitz c'è stato nel gennaio 2020, anche in quella circostanza sono stati trovati i documenti falsi e il materiale per la produzione, oltre a circa 100 grammi di cocaina; erano stati arrestati Vincenzo e Giuseppe Russolillo per possesso e fabbricazione di documenti falsi e  resistenza a pubblico ufficiale. Dopo quel blitz la centrale si fermò soltanto per poche ore: subentrarono gli altri due fratelli, Giorgio e Massimo Russolillo, che subito si procurarono altro materiale per sostituire quello sequestrato e due giorni dopo ripresero già a spedire i pacchi di documenti all'estero, con l'appoggio di una agenzia di spedizioni anche questa con sede a Napoli, al civico 22 del corso Novara.

L'indagine che ha portato alle ordinanze eseguite oggi era partita tre mesi dopo la prima irruzione nella stamperia, nel luglio 2019, ed è collegata all'attentato di Berlino del 19 dicembre 2016, quando Anis Amri si lanciò con un camion sulla folla del mercatino di Natale di Breitscheidplatz uccidendo 12 persone e ferendone altre 56. Gli investigatori, esaminando la rete di appoggi di Amri, ucciso il 23 dicembre a Sesto San Giovanni (Milano) durante uno scontro a fuoco, hanno scoperto che l'attentatore qualche mese prima aveva avuto contatti con persone residenti a Latina e ad Aprilia e hanno individuato un tunisino, Akram Baazaoui, a sua volta collegato con la centrale napoletana; ascoltato dagli inquirenti, l'uomo aveva detto che Amri l'aveva contattato per procurarsi dei documenti falsi.

Dei destinatari delle ordinanze eseguite oggi, solo 7 su 19 sono stranieri e avevano un ruolo marginale nelle organizzazioni: la produzione e la spedizione dei documenti falsi veniva gestita dai fratelli e dai loro appoggi sul posto, tra cui anche vedette che stazionavano in strada per segnalare l'eventuale arrivo delle forze dell'ordine. Partendo dalla stamperia gli investigatori hanno monitorato oltre 2mila spedizioni, con l'analisi delle impronte digitali lasciate sulle buste e sui documenti è stato dimostrato che provenivano dalla centrale napoletana e che anche gli spedizionieri erano consapevoli del contenuto dei pacchi. I Paesi destinatari delle spedizioni erano oltre 15, tra questi i grandi hub di smistamento degli immigrati come Malta.

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