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“Facite ammuina”: il decreto della Real Marina delle Due Sicilie è un falso storico

Il falso decreto della Real Marina delle Due Sicilie che sarebbe all’origine dell’espressione “facite ammuina”. Tra errori ortografici e ufficiali inesistenti, si tratterebbe solo di uno scherzo tra cadetti del collegio militare di Pizzofalcone di metà Ottocento. L’ipotesi (fantasiosa) dell’ufficiale dormiglione e altri aneddoti legati alla leggenda napoletana.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Un decreto della Real Marina napoletana avrebbe fatto nascere l'espressione "facite ammuina", ovvero "fate chiasso". Ma si tratta di un decreto mai esistito e di un falso storico, dietro il quale si nasconde, con ogni probabilità, un semplice scherzo tra cadetti del collegio militare di Pizzofalcone (oggi Accademia Militare della Nunziatella), nato a metà dell'Ottocento e che, ancora oggi, suscita grande interesse proprio per le sue "fantasiose" origini e per i significati, più o meno veritieri, che ciascuno vi vede all'interno. Tra questi, perfino che si tratti di un documento creato per "screditare" ad hoc la Real Marina borbonica. Ma la spiegazione appare molto più semplice di quanto di possa ipotizzare. Ancora oggi, comunque, il falso decreto della Real Marina genera molto interesse, soprattutto tra i turisti, che se lo ritrovano tra i souvenir in vendita per tutta Napoli.

Il falso decreto, come appare oggi su alcune bancarelle di Napoli tra i souvenir per turisti.

Il testo del falso decreto

Questo il testo in napoletano del "regolamento":

All'ordine Facite Ammuina: tutti chilli che stanno a prora vann' a poppa
e chilli che stann' a poppa vann' a prora:
chilli che stann' a dritta vann' a sinistra
e chilli che stanno a sinistra vann' a dritta:
tutti chilli che stanno abbascio vann' ncoppa
e chilli che stanno ncoppa vann' bascio
passann' tutti p'o stesso pertuso:
chi nun tene nient' a ffà, s' aremeni a ‘cca e a ‘ll à".
N.B.: da usare in occasione di visite a bordo delle Alte Autorità del Regno.

Che tradotto in italiano, diventa:

All'ordine Facite Ammuina, tutti coloro che stanno a prua vadano a poppa
e quelli a poppa vadano a prua;
quelli a dritta vadano a sinistra
e quelli a sinistra vadano a dritta;
tutti quelli sottocoperta salgano sul ponte,
e quelli sul ponte scendano sottocoperta,
passando tutti per lo stesso boccaporto;
chi non ha niente da fare, si dia da fare qua e là.

Le possibili origini del falso

Sull'origine dell'espressione "facite ammuina" in napoletano, ci sono varie ipotesi, alcune sicuramente più fantasiose di altre. Quel che è certo è che la frase divenne di uso comune sicuramente nell'Ottocento, lo stesso periodo in cui venne accertata a bordo delle navi spagnole (la prima datazione che appare certa risale al 1829). La pista più "semplice" è che attraverso il linguaggio spagnolo, essa sia stata presa in prestito dal popolo stesso e abbia goduto di una rapida diffusione visto che il napoletano ha da sempre "assorbito" parole da altre lingue e reso proprie.

Molte di queste sono arrivate proprio dallo spagnolo, che del resto in tanti secoli di dominazione del Meridione (e con Napoli capitale del Viceregno prima e del Reame poi) ha lasciato una forte impronta nella lingua, nella mentalità e perfino nella toponomastica (come i Quartieri Spagnoli). Il falso decreto della Marina borbonica, invece, viene associato da anni alla nascita dell'espressione, ma si tratta appunto di un falso storico che, tra l'altro, può essere facilmente "smontato", e che trae origine da altre due "leggende" più o meno verificabili.

Perché si tratta di un falso

Che si tratti di un falso, è ormai noto. I motivi sono molteplici: dalla presenza della lingua napoletana, quando invece i regolamenti venivano compilati in italiano, agli errori ortografici con cui è stato scritto (uno su tutti, l'espressione "s'aremeni", che nell'Ottocento era ormai diventato un termine arcaico e sostituito dalla forma "s'aremenasse").

Inoltre, non c'è traccia negli archivi della marina borbonica di ufficiali che rechino i nomi dei firmatari, né di tale Giuseppe Di Brocchitto, né del Maresciallo in capo dei legni e dei bastimenti della Real Marina, Mario Giuseppe Bigiarelli. Quest'ultimo, inoltre, è assegnatario di una carica che, all'interno della marina napoletana, non è mai esistita. Insomma, un falso storico, in tutto e per tutto. Ma che ancora oggi affascina i tanti turisti che ne comprano targhe e maglia durante le loro visite in città.

L'ipotesi dell'ufficiale dormiglione

Secondo alcuni, l'espressione "facite ammuina" sarebbe in realtà nata per "iniziativa" di Federico Cafiero, ufficiale napoletano (realmente esistito, nato nel 1807 e morto nel 1888) che era passato in forza al Regno di Sardegna già prima dell'Unità d'Italia. Cafiero sarebbe stato sorpreso a dormire assieme all'equipaggio sulla nave, e messo agli arresti per indisciplina.

Dopo la pena, avrebbe quindi "istruito" il proprio equipaggio a "fare ammuina" qualora si fosse presentato un ufficiale superiore, in modo da essere contemporaneamente "avvertito" della sua presenza e contemporaneamente fingere la massima operosità dell'equipaggio.

L'ipotesi dello scherzo dei cadetti

L'altra ipotesi, forse più veritiera, fa  risalire il tutto allo stesso periodo ma ad opera dei cadetti napoletani del collegio di Pizzofalcone che, tra il 1841 ed il 1844, per prendere in giro i propri ufficiali, avrebbero prima "preparato" il falso documento, in chiave goliardica, e poi diffuso tra di loro come una sorta di sfottò interno per la rigida disciplina della caserma stessa.

Lo dimostrerebbero varie parti del documento stesso (come gli errori di ortografia, la scelta del napoletano come lingua, la presenza di nomi e cognomi di ufficiali mai esistiti, e via dicendo) Oggi, tra l'altro, il collegio militare di Pizzofalcone esiste ancora: è diventato infatti l'Accademia Militare della Nunziatella, e si trova ancora sulla collina di Pizzofalcone, che è poi anche il nucleo storico della Napoli romana.

La parola "ammuina", dal greco al napoletano

La parola "ammuina", in napoletano usata praticamente solo nell'espressione "fare ammuina" è di importazione spagnola: il verbo amohinar ancora oggi vuol dire "fare confusione", ed è una voce prettamente marinaresca. A sua volta, il termine spagnolo risale al verbo occitano (la lingua parlata nella Francia meridionale) "amoinà", a sua volta risalente al latino volgare dell'era basso-cristiano "eleēmosyna", calco greco del termine eleēmosúnē, che sembra essere la base di partenza "comune" dei termini di oggi.

Il termine greco originario è composto da eleèo ("ho compassione"), che ha dato vita all'aggettivo eléemon ("compassionevole") e da questo eleēmosúnē, che nel basso latino cristiano venne preso in prestito diventando "eleemosyna", con il significato che ancora oggi ha di "elemosina", che all'epoca però voleva indicare l'atto di chiedere "insistentemente" la stessa, e così per estensione è diventata il "fare chiasso", finendo per generare a sua volta il verbo "ammutinare" (incitare all ribellione) oltre a dare vita a tutti i termini ancora oggi in uso nelle lingue neo-latine (dall'italiano "elemosina" al francese "aumône", passando per il rumeno "elemozină", lo spagnolo "limosna" ed il catalano "almoina"), e perfino nelle lingue non di origine latina (l'inglese "alms", il tedesco "Almosen", l'albanese lëmoshë).

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