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L’11 dicembre 1980 la camorra uccideva Marcello Torre

L’allora sindaco di Pagani si oppose alle infiltrazioni camorristiche nelle procedure di assegnazione degli appalti: ancora oggi a lui è intitolato lo stadio comunale dove gioca la Paganese, di cui fu presidente, ed un premio nazionale assegnato a chi “si distingue nell’impegno civile e nell’opera di denuncia della criminalità”.
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A cura di Giuseppe Cozzolino
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L'11 dicembre del 1980 cadeva sotto i colpi della Camorra il sindaco di Pagani Marcello Torre, simbolo della lotta alla criminalità organizzata. A lui ancora oggi sono dedicati lo stadio comunale di Pagani dove gioca la Paganese, di cui è stato anche presidente, oltre ad un premio nazionale che viene assegnato a chi "si distingue nell'impegno civile e nell'opera di denuncia della criminalità". La figlia Annamaria è invece vicepresidente del coordinamento campano Familiari vittime innocenti di criminalità.

Marcello Torre nacque a Pagani il 9 giugno 1923, e fin da subito iniziò la sua "carriera" politica prima con la Federazione Universitaria Cattolica Italiana e poi con Azione Cattolica, fino ad arrivare nella Democrazia Cristiana. Fu anche giornalista sportivo per poi diventare dirigente prima e presidente poi della Paganese Calcio. Il 7 agosto 1980 divenne sindaco di Pagani come indipendente in una giunta democristiana.

Il suo mandato fu subito caratterizzato dal terremoto del 23 novembre, che colpì anche il suo paese: Torre però si oppose subito, ed apertamente, alle infiltrazioni camorristiche nelle procedure di assegnazione degli appalti, causando l'ira di chi al tempo gestiva i loschi traffici per la ricostruzione. L'11 dicembre 1980, appena quattro mesi dopo la sua elezione, un commando lo attese sotto casa, crivellando di colpi l'automobile nella quale si trovava. Un omicidio di camorra per il quale fu condannato all'ergastolo Raffaele Cutolo come mandante del delitto e Francesco Petrosino come esecutore materiale. con sentenza emessa dalla Corte di Assise di Appello di Salerno e confermata dalla Corte di Cassazione il 4 giugno 2002.

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