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La leggenda della Janara, la strega campana da tenere lontana

Cosa significa “Sei una janara?” Le Janare sono streghe che hanno origine nelle campagne di Benevento, ma si sono diffuse ben presto anche nella zona di Napoli. Ecco l’etimologia del loro nome, le leggende che le caratterizzano e i rimedi indicati per tenerle lontane.
A cura di Redazione Napoli
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Xilografia del 1489 raffigurante due streghe
Xilografia del 1489 raffigurante due streghe (Wikipedia)

La leggenda della Janara è una delle più famose della Campania. Questa credenza è così radicata che dai secoli passati ad oggi ci si chiede ancora se queste streghe, depositarie di antichi e occulti segreti, esistano o meno, se siano reali o frutto della fantasia per riempire i racconti popolari. Di origine beneventana, il loro mito, nato tra i contadini di questa area delle regione, si diffuse in tempi più recenti anche nella zona di Napoli. Ancora oggi, non è difficile incontrare nei piccoli paesi della provincia persone incaricate di tenere questi personaggi quanto più lontani è possibile. Il termine viene spesso scherzosamente rivolto alle donne che hanno atteggiamenti acidi oppure quando non si riesce a dormire per una strana sensazione di oppressione. Ecco l'etimologia del loro nome, le leggende che le caratterizzano e i rimedi indicati per tenerle lontane.

Origine del nome | Leggenda | Rimedi | Al cinema e in teatro

Le Janare: origine e significato del nome

Le Janare sono streghe nate dalla tradizione contadina beneventana, protagoniste di numerosi racconti. Si trattava di donne che possedevano la conoscenza dell'occulto e dei riti magici, come le fatture e il malocchio, capaci di rovinare la vita. Ed ancora oggi incutono timore e rispetto. Il loro nome deriva secondo alcuni da "Dianara", cioè sacerdotessa di Diana, dea della caccia, oppure secondo altri dal latino "Ianua", che significa letteralmente "porta". Secondo la tradizione, infatti, bisognava collocare davanti alla porta una scopa di miglio capovolta o un sacchetto con grani di sale, contando i quali la strega avrebbe indugiato fino all'alba, quando la luce, sua acerrima nemica, l'avrebbe costretta a fuggire via, lasciando così in pace gli abitanti di quella casa o di quella camera in particolare.

La nascita della leggenda delle Janare

La Janara è una figura della tradizione popolare e contadina. Come tutti gli esseri magici può avere sia carattere negativo che positivo. Conosce i rimedi per le malattie grazie alla capacità di mettere insieme ricette a base di erbe magiche, ma può anche scatenare tempeste. In origine non avevano una valenza religiosa, ma pagana, alla stessa stregue delle fate. Tuttavia, ben presto, soprattutto nel Beneventano, si diffuse la credenza che queste streghe si riunissero sotto un albero di noce sulle sponde del fiume Sabato per venerare il demonio, di cui erano figlie, sotto forma di cane o caprone.

Aggressive e acide, andavano in giro nude ed avevano un aspetto mostruoso, simile a quello delle arpie. Si pensava anche che fossero fonte di guai e infertilità oltre che portatrici di malesseri ai danni dei bambini. Erano proprio i più piccoli le loro vittime preferite: essende figlie del demonio, non in grado di allevare figli, si accaniscono sugli infanti per pure gelosia. Esiste anche un'altra leggenda, quella della Janara incinta. Si trattava di una contadina vissuta a metà Ottocento che praticava fatture e malocchi. Messa al rogo quando era ancora in stato interessante, la strega avrebbe deciso di tornare a vendicarsi sulle generazioni future per il male subito.

Generalmente, la Janara usciva di notte e si nascondeva nelle stalle dei cavalli per prendere una giumenta a cavalcarla fino alle prime luci dell'alba. Era solita fare delle trecce con le criniere degli animali in modo da lasciare un segno visibile del suo passaggio. Spesso gli equini morivano per il troppo sforzo: questi riuscivano a volare grazie ad un balsamo particolare prodotto dalla mani delle stesse Janare. Si penava che provassero piacere nel cercare di soffocare i giovani durante il sonno, sdraiandosi letteralmente sul loro petto.

Rimedi per scacciare la Janara

Secondo la tradizione, l'unico rimedio per tenere lontana la Janara era afferrarla per i capelli, suo punto debole, e alla domanda "ch’ tien’n man’?", rispondere "fierr’ e acciaij" cosi da impedirle di liberarsi. Se invece si cattura quando è ancora trasparente sarà lei stessa a dichiarare protezione sulla casa per sette generazioni. Ancora, per evitare che entrino in casa basta porre un sacchetto colmo di sale o una scopa con le setole rivolte all'insù davanti alla porta di ingresso, contando le quali la strega avrebbe indugiato fino alle prime luci dell'alba.

La spiegazione scientifica

Ancora oggi si dice che, quando qualcuno di notte ha una strana sensazione di oppressione al petto, sia la Janara che stendendosi sul corpo non lascia respirare. La fortuna di questa credenza è da associarsi probabilmente alle paralisi del sonno o paralisi ipnagogica, che si presenta come un brusco risveglio nel cuore della notte e i cui sintomi sono senso di pesantezza sul torace, incapacità di respirare, allucinazione o suggestione della presenza di mostri. In Europa, un tempo si credeva che questo disturbo fosse causato proprio da esseri malefici. La visione di un fantasma, però, è solo una proiezione della mente, anche se alcune credenze continuano a essere molto diffuse facendo leva sullo stress delle persone colpite, per questo gli antichi rimedi per scacciare via quelle figure hanno ancora oggi molti seguaci. Ma questo disturbo ha una solida spiegazione scientifica che esclude ogni fattore paranormale, sia mitologiche creature che abitanti di altri mondi.

La Janara al cinema e al teatro

La leggenda della Janara è tanto diffusa da essere stata anche al centro di alcune opere teatrali e cinematografiche. E' del 2015 il film "Janara" di Roberto Bontà Polito, che racconta una storia di streghe e maledizioni che si svolge guarda caso a San Lupo, piccolo comune in provincia di Benevento. Tutto ruota attorno a questo mito fatto di paura, dando vita ad un piccolo horror nostrano, ambientato in un paese teatro e solitario e tra i ruderi della campagna. Lo stesso titolo ha anche un'opera teatrale di Giovanni Del Prete: "Janara" si basa sulla ricerca antropologica delle tradizioni e delle credenze popolari e sul passato che rivive proprio attraverso la magia del male incarnata proprio da questa strega.

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