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Nino D’Angelo attacca Salvini: “Chiude i porti ai migranti e non le curve ai razzisti”

Il popolare cantante napoletano, in un’intervista rilasciata a Repubblica, attacca il ministro degli Interni: “Facile mostrare severità contro 49 persone, fra le quali donne e bambini, che si trovano in mezzo al mare”. E poi alza il tiro: “Negli anni ottanta in varie parti del nord, trattavano noi meridionali come oggi vengono etichettati i migranti”.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Nino D'Angelo [Foto di repertorio]
Nino D'Angelo [Foto di repertorio]

NAPOLI – Nino D'Angelo non ci sta: il popolare cantante napoletano entra a muso duro sulle recenti polemiche per il razzismo nelle curve, ma anche sulla questione dei porti chiusi ai migranti. Due vicende che, seppur diametralmente opposte, riguardano entrambe il ministro degli interni Matteo Salvini, che a più riprese ha specificato soprattutto in questi giorni che "i porti italiani sono chiusi" per i migranti, ma al contempo che da parte sua si è detto contrario all'ipotesi di interrompere le gare quando dagli spalti arrivassero ulteriori cori razzisti.

"Questo ministro che chiude i porti ai migranti e lascia aperte le curve ai razzisti si commenta da solo", ha spiegato Nino D'Angelo in un'intervista rilasciata a Repubblica.it, "D'altra parte, di cosa ci meravigliamo? Lui è lo stesso che cantava "Vesuvio, lavali col fuoco", evidentemente è più facile mostrare severità contro 49 persone, fra le quali donne e bambini, che si trovano in mezzo al mare. Ma non mi stupisco, sono anni che Salvini delegittima il Sud. Basta fare un giro in internet, ci sono i filmati che lo riprendono mentre intonava quei cori".

Parole durissime quelle del cantante napoletano, che poi ha anche raccontato di essere stato a sua volta vittima di razzismo negli anni Ottanta, quando "in varie parti del nord, trattavano noi meridionali come oggi vengono etichettati i migranti". Nino D'Angelo ha poi spiegato di condividere la scelta di Carlo Ancelotti e del Napoli di lasciare il campo in caso di nuovi cori razzisti, perché "serve una lezione di senso civico, senza girarci intorno. I napoletani vengono insultati pure quando la squadra non gioca, e questo non è accettabile".

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