Pasqua, arriva il casatiello vegan: addio a uova, prosciutto e salame, ecco tofu e seitan
Uno dei prodotti tipici della cucina napoletana "rivisto" in chiave vegana. Si tratta del casatiello, l'immancabile torta salata che affonda le sue origini al Seicento e diventata caratteristica soprattutto delle festività pasquali. Ma come ogni ricetta, anche il casatiello è stato rivisitato in chiave moderna e, soprattutto, "cruelty free" (senza crudeltà), come amano dire i vegani.
E dunque, addio a salame, uova, prosciutto, e quant'altro possa derivare in maniera diretta o indiretta: nelle ricette vegane del casatiello, che sono tante e variano da persona a persona, si possono trovare seitan, tofu, mozzarisella, lupini ma anche funghi, peperoni, olive e pinoli. Insomma, c'è anche in questo caso di tutto, come da tradizione: purché, ovviamente, sia rigorosamente "vegan". Un'alternativa che però a Napoli non sembra ancora diffondersi davvero, nonostante tutto. La tradizione del "casatiello" sembra infatti resistere a tutto e a tutti.
L'origine del casatiello, del resto, ne giustifica anche la maggior diffusione durante il periodo pasquale: inventato con ogni probabilità da monaci, prende il proprio nome dal "pane al formaggio" di cui è composto. Proprio l'origine monastica ha dato vita al nome partendo dal formaggio, in latino "casus", così come ha dato origine alla sua caratteristica forma, mutuando la simbologia della Pasqua: le strisce di pane che "ingabbiano" le uova semi-sommerse nell'impasto di pane al formaggio, rappresentano infatti la croce su cui morì Gesù, mentre la sua forma a ciambella richiama l'aspetto "anulare", ovvero è una sorta di richiamo alla ciclicità insita nella resurrezione pasquale vera e propria.