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Pignasecca, il mercato a cielo aperto del quartiere Montesanto

Matilde Serao ne descrisse perfettamente la vivacità, Pino Daniele mise in musica gli ambulanti che la affollavano e i Pignatelli avevano tra le sue mura un giardino. Parliamo della popolare e popolosa zona di Napoli che deve il suo nome a una simpatica legenda.
A cura di Redazione Napoli
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“Tutto il quartiere della Pigna Secca, dal largo della Carità, sino ai Ventaglieri, passando per Montesanto, é ostruito da un mercato continuo, vi sono botteghe, ma tutto si vende nella via; i marciapiedi sono scomparsi, chi li ha mai visti? I maccheroni, gli erbaggi, i generi coloniali, la frutta, i salami ed i formaggi, tutto, tutto in strada, al sole, alle nuvole, alla pioggia; le casse, il banco, le bilance, le vetrine, tutto nella via.” Con queste parole Matilde Serao ci regala un preciso, esatto spaccato del quartiere della Pignasecca e del suo animato mercato, a fianco ai Quartieri Spagnoli di Napoli, alle spalle di via Toledo. Una parte di Napoli che si mostra esattamente così come è, come se i cambiamenti climatici, le auto che devono passare, la folla di gente e tutto il resto non contasse, una parte di Napoli che è fatta di colori, voci e razze che si mescolano, restituendo a chi la vive un vero spaccato della città.

Le gazze ladre e il pino sopravvissuto

Ma da dove deriva il termine "Pignasecca"? l'origine del nome risale al 1500 quando questa zona era direttamente a ridosso delle mura cittadine e faceva parte dei giardini dei Signori Pignatelli. I giardini erano chiamati con il  nome di “Biancomangiare", dal nome di un dolce siciliano servito a fine pasto. Si trattava di un quartiere da sempre luogo di raduno di mercato soprattutto per la presenza degli orti che sorgevano nella zona, questo fino a che la decisione del viceré di Napoli Don Pedro de Toledo di costruire una via maestra che collegasse il mare al centro storico, procurò la distruzione degli orti che sorgevano in zona. Solo un pino, in napoletano “pigna”, miracolosamente sopravvisse allo spianamento.

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Ma lo stoico pino divenne nido prediletto delle gazze che vi nascondevano tutti gli oggetti preziosi che sottraevano dalle abitazioni vicine, finché gli abitanti non provvidero a scacciarle e il pino si seccò conferendo a questa zona il nome di “Pignasecca”. Esiste una seconda versione sull'origine del quartiere, secondo cui a seguito dell'intervento di Don Pedro e alla resistenza dell'unico pino, eletto a nido e base della refurtiva dalle gazze ladre, entra in gioco la figura di un arcivescovo che lanciò una scomunica vera e propria contro le gazze, inchiodando la bolla al tronco. In seguito a questo atto così drastico, il pino seccò a poco a poco e, da allora, il quartiere è rimasto per tutti “Pignasecca”.

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I taralli di Fortunato

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Ispirò i versi di Pino Daniele che a lui dedicò una canzone: "Saluta e ffemmene a’ncoppa ‘e barcune viecchie, giuvene e guagliune ce sta chi dice ca è l’anema ‘e chesta città”". Così Pino Daniele nella sua celebre canzone “Fortunato”, tratta dall’album Terra Mia del 1977, celebra uno dei personaggi più popolari della cultura napoletana. Parliamo di Fortunato Bisaccia, era il suo nome ma tutti lo conoscevano come Fortunato o’ Tarallaro. Un ometto piccolino ma che tutti ricordano per il suo piccolo carretto costruito con le sue stesse mani, montando una cesta di vimini su un vecchio carrozzino da neonato. Così Fortunato richiamava l’attenzione per vendere i taralli napoletani al mercato della Pignasecca.

I palazzi e la storia

Tante sono le testimonianze storiche che ancora oggi sono ben visibili nel quartiere. Tra queste il famoso Ospedale Pellegrini, nato dall’ Arciconfraternita e ospedale S.S. Trinità di Pellegrini e Convalescenti fondata nel 1578 da Bernardo Giovino e sette colleghi artigiani. L'obiettivo era offrire cure e soccorso per i bisognosi e per i poveri ma anche di ospitare i pellegrini in transito a Napoli. Ancora, a  piazzetta Tarsia si trova il monumentale Palazzo Spinelli di Tarsia, fatto costruire da Ferdinando Vincenzo Spinelli, principe di Tarsia. Mentre su piazzetta Montesanto c’è la chiesa del 1600 dedicata alla Madonna del Monte Santo del Carmelo, al cui interno si trova la tomba di Alessandro Scarlatti.

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Come arrivare alla Pignasecca

Vi si può arrivare a piedi da via Toledo, girando in uno dei tanti vicoletti che si trovano scendendo da piazza Dante fino a piazza Carità, sul versante destro della strada. Con i mezzi pubblici, ci sono la Cumana e la Circumflegrea che arrivano a piazza Montesanto o la metropolitana linea 2.

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