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Sei leggende su Napoli tra miti, fantasmi e superstizioni

Dalla leggenda della sirena Partenope ai fantasmi che abitano Castel Sant’Elmo e la Pedamentina, dal mito dei munacielli alle maledizioni della Gaiola: ecco le leggende su Napoli che forse ancora non conoscete.
A cura di Ida Artiaco
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Cimitero delle fontanelle
Le leggende di Napoli tra miti, fantasmi e superstizioni

Napoli città di mistero e di leggende. Dai fantasmi che aleggiano in alcuni dei palazzi più famosi del centro storico alle strane figure che vivono sotto terra fino alle opere realizzate con l'alchimia, ci sono tante storie legate al capoluogo partenopeo da raccontare anche ai bambini. La loro fama è diffusa dappertutto, e sono numerosi i turisti che ogni anno decidono di vedere con i propri occhi i luoghi dove sono nati e si alimentano questi miti e superstizioni. A loro sono state dedicate anche opere letterarie, la più importante delle quali è proprio "Storia e leggende napoletane" di Benedetto Croce. Ecco, allora, le sei credenze su Napoli e i napoletani più conosciute al mondo.

La leggenda di Partenope
I fantasmi di Castel Sant'Elmo
Le maledizioni della Gaiola
L'alchimia del Cristo Velato
I munacielli e Napoli sotterranea
Il culto delle anime pezzentelle

#1 La Leggenda della sirena Partenope e dell'isolotto di Megaride

Il mito più famoso riguarda la nascita stessa della città di Napoli ed ha per protagonista la sirena Partenope. La leggenda di Partenope, che in greco significa "vergine", è narrata anche da Omero nel dodicesimo canto dell'Odissea. Ulisse voleva ascoltare a tutti i costi il canto delle sirene spinto dalla sua incontenibile curiosità: queste erano solite attirare a sè i pellegrini in mare con la loro voce per poi ucciderli. Avvisato, però, dalla Maga Circe, l'uomo con i suoi compagni fece di tutto per non cedere a quella tentazione. Le sirene non accettarono quel rifiuto e si suicidarono schiantandosi contro gli scogli. Tra di loro, Partenope fu trasportata dalle correnti marine nei pressi dell'isolotto di Megaride, dove oggi sorge il famoso Castel dell'Ovo. I pescatori che ritrovarono il suo corpo cominciarono a venerarla come una dea, ma questo, una volta approdato sulla terraferma, si dissolse trasformandosi nella morfologia della città, di cui divenne ben presto il simbolo e protettrice. Il suo capo sarebbe poggiato sull'altura di Capodimonte, mentre i piedi sono adagiati su quella di Posillipo.

#2 Castel Sant'Elmo e Pedamentina: i luoghi più infestati dai fantasmi di Napoli

Napoli è una delle città con il maggior numero di credenze sui fantasmi nel mondo. Tra i luoghi da sempre considerati più infestati dagli spiriti, ci sono i sotterranei di Castel Sant'Elmo e la cosiddetta Pedamentina, cioè la piccola scalinata che fiancheggia la collina del Vomero su cui si erge la fortezza. Qui vivrebbe uno spettro vestito di bianco che si diverte a spaventare i visitatori dell'imponente struttura. Di notte, inoltre, si avvertirebbero dei lamenti sempre in questa zona: secondo un'antica credenza, si tratta delle anime di coloro che volevano assalire la dimora reale e che venivano uccisi dalle guardie. I loro corpi venivano poi lasciati nei sotterranei per essere divorati dai topi. Storie simili ci sono anche sulla Pignasecca, sulla chiesa di Santa Chiara, dove fu uccisa Giovanna I d'Angiò, il cui spirito ancora si manifesterebbe ai visitatori, e sulla Basilica dell'Incoronata del Buonconsiglio, dove pare appaia, per invidia o per tristezza, solo alle nubili il fantasma di una donna vestita da sposa, che morì di tisi poco prima del suo matrimonio.

#3 Maledizioni e terrore sull'isolotto della Gaiola

Sull'isolotto della Gaiola, dove oggi sorge l'omonimo parco naturale, meta delle giornate estive di cittadini napoletani e turisti, sorge un'antica villa abbandonata appartenuta a personaggi noti, come Gianni Agnelli e Paul Getty, che è tra i palazzi dei fantasmi più terrificanti della città. Secondo la leggenda, qui si troverebbe lo spettro senza volto di una donna. Per i pescatori della zona si tratta dello spirito di una persona morta durante il naufragio di San Giorgio del 1911. Da quel momento una serie di maledizioni hanno colpito gli abitanti della struttura circondata dal mare, con numerosi morti violente, bancarotte e rapimenti.

#4 Storia e leggenda del Cristo Velato e della Cappella Sansevero

Una delle opere più conosciute al mondo si trova a Napoli ed è il Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino, conservato nella Cappella Sansevero, nei pressi della centralissima piazza San Domenico Maggiore. La storia di questa incredibile scultura di marmo, che rappresenta il corpo di Gesù a grandezza naturale, è però avvolta dal mistero. Secondo la leggenda, l'opera sarebbe stata frutto di un processo alchemico di marmorizzazione compiuto dal principe Raimondo di Sangro, proprietario della Cappella Sansevero, famoso scienziato e alchimista. Questi avrebbe insegnato all'autore dell'opera il processo di calcificazione del tessuto in cristalli di marmo alla base dell'effetto realistico del velo, che ancora oggi è possibile ammirare.

#5 La leggenda dei "munacielli" di Napoli sotterranea

Napoli è una città che non si sviluppa solo alla luce del sole. Il suo sottosuolo è ricco di storia e leggende quasi al pari della parte superficiale, grazie soprattutto alla presenza di cisterne e cunicoli di collegamento che si nascondono sotto i palazzi, anticamente utilizzate dai romani per far funzionare il sistema idrico del centro storico. Si narra che Napoli sotterranea sia abitata da strane figure, spiriti benevoli o maligni a seconda dei casi, denominati "munacielli", letteralmente "piccoli monaci". Niente folletti o gnomi, però. Si trattava probabilmente dei cosiddetti pozzari, una classe di liberi professionisti che si occupava della gestione delle cavità idriche e che per questo sapeva ben destreggiarsi tra un cunicolo e l'altro, coperti da un elmetto e un mantello di lavoro che somigliava all'abito di un prete. Spesso, per risalire dal sottosuolo, giungevano nelle case del centro storico, dove ne approfittavano per fare uno spuntino, per rubare qualche oggetto di valore e per conquistare le donne del focolare. Le persone, che cominciarono a nascondersi per scoprire l'arcano, vedevano queste figure tozze e dalla fisionomia simile a quella dei frati francescani addentrarsi nelle loro abitazioni. Per questo cominciarono a chiamarli "munacielli".

#6 Il culto delle anime pezzentelle nel rione Sanità

Un altro luogo di grande fascino a Napoli è costituito dal cimitero delle Fontanelle, nel cuore del rione Sanità. Mistero e terrore si mescolano in quella che è una delle esperienze più strane che chiunque si fermi in città deve provare. Il sito, un'ex cava di tufo, è caratterizzato dalla presenza di file di teschi, le cosiddette "cape di morto", ordinate l'uno accanto all'altro. Qui sono conservati i resti di più di 40mila persone che morirono tra il 1600 e il 1800 a causa della peste e del colera. Negli anni successivi è nato il culto delle anime pezzentelle: gli abitanti del quartiere adottavano un teschio e se ne prendevano cura andando a fargli visita in cambio di grazie. Una volta scelta la capa di morto da adottare, la si puliva e si poneva in una teca di marmo o in una scatola. L'anima del teschio prescelto e la persona che l'aveva adottato comunicavano attraverso il sogno, il defunto chiedeva preghiere, elargendo in cambio grazie o numeri da giocare al lotto, tradizione che continua ancora oggi. I teschi sono quasi tutti anonimi, tranne due, quello di Filippo Carafa Conte di Cerreto dei Duchi di Maddaloni e quello di Donna Margherita Petrucci nata Azzoni. Quest'ultimo ha la bocca spalancata come di chi sta per vomitare, per cui si dice che la nobildonna sia morta strangolata da uno gnocco.

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