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Vestiti falsi dalla Turchia venduti negli outlet, il boss Mele gestiva l’affare per Napoli

La nuova frontiera dei vestiti contraffatti è la Turchia: le Fiamme Gialle hanno scoperto un’organizzazione che importava capi di abbigliamento contraffatti alla perfezione, che venivano venduti a prezzo pieno negli outlet. Coinvolto anche l’ex reggente del clan Mele di Pianura, attualmente detenuto per camorra: faceva da supporto ai capi e da broker per trovare nuovi clienti.
A cura di Nico Falco
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Questa volta anche i periti delle case di moda hanno dovuto sudare parecchio per distinguere i capi d'abbigliamento originali da quelli contraffatti: stesso materiale, stesse tecniche, fattura praticamente identica. Troppo ben fatti per finire nei mercatini, venivano distribuiti a negozi e outlet: comprati a pochi euro in Turchia, venivano mischiati a quelli originali e venduti a prezzo pieno: 500 euro per un paio di pantaloni, 600 per una maglietta, mille euro per un maglioncino. Referente per Napoli, col ruolo di broker per la vendita all'ingrosso e per tenere i contatti coi capi dell'organizzazione, un personaggio di primo piano della camorra napoletana: Vincenzo Mele, ritenuto a capo dell'omonimo clan di Pianura.

Le indagini che hanno portato all'operazione "Italian Job", coordinate dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia ed eseguite dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Napoli, hanno permesso di svelare la struttura dell'organizzazione, in cui gli incarichi erano ben definiti e che poteva contare su canali di approvvigionamento anche esteri (Turchia e Cina) e su una fitta rete di distribuzione sia fisica sia online che copriva le province di Napoli, Bologna, Caserta, Salerno e Roma.

I vestiti contraffatti venduti negli outlet

L'organizzazione è stata smantellata dalla Guardia di Finanza di Napoli, che nella giornata di oggi, 27 maggio, ha dato esecuzione a una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Napoli per 10 persone, di cui 9 italiani e uno straniero; per 4 sono scattati gli arresti domiciliari, per 2 il divieto di dimora in Campania e per gli altri 4 l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla produzione e alla vendita di prodotti contraffatti, frode nell’esercizio del commercio, vendita di prodotti industriali con segni mendaci e ricettazione.

Tra i destinatari del provvedimento anche diversi commercianti che, hanno verificato le Fiamme Gialle, erano a conoscenza della provenienza della merce e malgrado ciò la acquistavano e la mettevano in vendita truffando i clienti. I punti vendita di trovavano a Pagani (Salerno) e in un noto centro commerciale della provincia di Caserta.

Il boss del clan Mele broker per i vestiti falsi

Le Fiamme Gialle hanno individuato come capi dell'organizzazione Aniello Califano e Mario Grammatica, rispettivamente 42 e 48 anni, entrambi finiti con l'operazione di oggi ai domiciliari. Califano, tramite la sua ditta individuale "Italian Job", con sede nel centro commerciale Centergross di Bologna, ed altre società intestate a prestanome, importava all'ingrosso gli abiti contraffatti dalla Turchia facendo transitare i carichi tra Germania e Gran Bretagna; era ancora lui a tenere i contatti col referente ad Istanbul. Grammatica era un suo stretto collaboratore, anche lui titolare di una ditta, la D. G. Moda di Grammatica Mario", che si occupava di vendita all'ingrosso di abbigliamento ed accessori, e trattava la vendita coi clienti tra Napoli e Caserta.

Il referente a Instanbul era Ahmet Ozenc, 70 anni, anche lui destinatario di misura cautelare agli arresti domiciliari; viveva stabilmente a Instanbul, faceva da intermediario tra l'organizzazione e i produttori in Turchia e si occupava delle spedizioni.

Vincenzo Mele faceva da broker, tenendo i contatti coi capi e tessendo quelli coi rivenditori; l'uomo, 43 anni, è stato arrestato nel luglio 2019 ed è attualmente detenuto per la faida di Pianura e perché ritenuto mandante dell'agguato fallito ai danni di Giovanni Bellofiore del 2016; con questa operazione è destinatario di divieto di dimora in regione Campania. Con la sua ditta individuale, "La nuova source", Mele forniva supporto a Califano, rivendeva direttamente la merce e procurava nuovi clienti per l'organizzazione.

Altro personaggio di spicco dell'organizzazione è stato individuato in Fabrizio Nacchia, 34 anni, destinatario dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria: con la ditta "Dc Rappresentanze", hanno accertato gli investigatori, faceva da intermediario per l'importazione e per le transazioni finanziarie, occupandosi anche dei contatti coi corrieri espresso per monitorare il transito delle merci provenienti dall'estero.

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I vestiti falsi venduti online su eBay

Le vendite online partivano da Nocera Inferiore (Salerno), dove c'era una sede operativa con uffici attrezzati, un call center e anche uno show room per l'esposizione. Le spedizioni partivano dal Salernitano verso tutta l'Europa, durante le indagini sono state monitorate vendite anche in Germania, Slovenia, Francia, Grecia e Danimarca. Dell'online si occupavano Dario Pannullo, 34 anni, di Castel San Giorgio (Salerno), destinatario di arresti domiciliari, e Catello Garzillo, 30 anni, di Nocera Inferiore (Salerno), destinatario della misura dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria; i due, attraverso la ditta Next Privè, acquistavano i vestiti da Califano e altri accessori da Hong Kong, sempre contraffati, e li vendevano sui siti di annunci online, con l'aiuto di Giovanni Ruggiero Tripoli, 29 anni, anche lui destinatario della misura dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, che si occupava di pubblicare le inserzioni, gestiva il servizio clienti della ditta e il flusso dei pagamenti.

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