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ANAC: in Campania zero controlli nella gestione dei centri per migranti e costi gonfiati

L’Anticorruzione ha messo sotto la lente di ingrandimento gli appalti degli anni 2011 e 2012 per la realizzazione dei centri di accoglienza per migranti allora gestiti dalla Regione Campania, per un importo di 55 milioni di euro. La lunga lista delle carenze va dall’assenza di certificazione antimafia alle modalità di affidamento degli appalti.
A cura di Antonio Musella
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È lungo 14 pagine il documento dell'Autorità Nazionale Anticorruzione riguardante la gestione dei centri di accoglienza per migranti in Campania tra il 2011 e il 2012. Al tempo la gestione dell'emergenza era affidata alla Regione Campania, guidata in quegli anni dal centro destra di Stefano Caldoro, tramite il commissario straordinario Eduardo Cosenza, già assessore dell'ente di Palazzo Santa Lucia. Tra le irregolarità riscontrate dall'organismo guidato da Raffaele Cantone, le modalità di assegnazione degli appalti e il pagamento maggiorato delle tariffe senza adeguata documentazione.

Nessuna certificazione antimafia e costi maggiorati

A finire sotto la lente degli ispettori dell'ANAC, come riporta l'agenzia DIRE, sono 67 appalti tra il 2011 e il 2012: affidi diretti, senza gara d'appalto, a strutture alberghiere per un importo di 55 milioni di euro. Gli uomini di Cantone hanno evidenziato come le società a cui venivano affidati i centri non fornivano la certificazione antimafia, indispensabile per lavorare con la pubblica amministrazione. Inoltre, secondo l'anticorruzione, non sono stati svolti i dovuti controlli per accertare le condizioni delle strutture e le "garanzie morali" degli enti gestori dei centri. Il pagamento per l'accoglienza ha raggiunto nelle strutture campane nel biennio 2011/2012 fino a 46 euro al giorno a persona, contro la media attuale nazionale di circa 34 euro al giorno. L'importo massimo previsto dalla normativa vigente a quel tempo era di 40 euro al giorno a persona, dunque l'aumento fino a 46 euro veniva erogato dalla Regione Campania senza le adeguate certificazioni di spesa, esplicitamente richieste da una circolare del capo della Protezione Civile, al tempo Franco Gabrielli. I contratti in essere prevedevano, oltre alla fornitura di vitto e alloggio per i migranti, anche quella di una serie di servizi, dalla mediazione culturale e linguistica fino al vestiario adeguato (a seconda delle stagioni). All'interno dei centri, invece, ai migranti veniva fornito solo vitto e alloggio senza gli altri servizi accessori per cui gli enti gestori ricevevano il compenso. Proprio su questo aspetto, l'ANAC ha evidenziato come la Regione Campania non abbia attuato una serie di controlli per verificare l'effettiva erogazione di tutte le prestazioni previste dagli appalti.

La gestione irregolare del "pocket money"

Nel lungo elenco di criticità e irregolarità è finita anche l'erogazione del "pocket money" ovvero 2,50 euro al giorno destinati direttamente ai migranti. La Regione Campania negli anni 2011/2012 affidò l'incarico alla società E.P. s.p.a. di Napoli senza alcuna gara d'appalto (un affido diretto dal costo di 2,8 milioni di euro da parte del commissario straordinario Eduardo Cosenza), senza dunque rispettare il principio della libera concorrenza. In più, la stessa erogazione del contributo secondo l'anticorruzione è avvenuta in forme anomale: agli atti non risultano le ricevute firmate dai beneficiari, che materialmente avrebbero dovuto ricevere il pocket money. Pertanto è stato impossibile verificare se il contributo economico sia stato realmente erogato in favore dei migranti ospiti delle strutture alberghiere.

Alla Regione Campania viene imputato di non aver effettuato – anche sull'erogazione dei pocket money – gli opportuni controlli per verificare il corretto svolgimento delle procedure. Senza firma anche i registri delle presenza all'interno dei centri, dove accanto al nome, cognome e paese di nazionalità degli ospiti mancano le sigle in calce ad accertarne l'effettiva presenza all'interno della struttura. Per i singoli appalti stipulati con i gestori delle strutture alberghiere è stata accertata l'assenza dell'acquisizione della CIG, il codice identificativo gara (che, secondo la legge 136/2010, serve a tracciare i flussi finanziari). In coda alla delibera dell'ANAC, dopo l'elenco delle irregolarità riscontrate nella gestione dei centri, si dà mandato di inviare tutta la documentazione alla Corte dei Conti della Campania e alla Procura della Repubblica di Napoli.

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