Bassolino ricorda Gerardo Marotta: “Luce che ha illuminato Napoli anche nei momenti bui”
Gerardo Marotta credette davvero nel rinascimento napoletano degli anni Novanta. Tanto che quando Antonio Bassolino fu eletto sindaco – era il 1993 – pochi mesi dopo, nel giorno della Liberazione del 1994, decise un atto plateale: riaprì i battenti del portone di Palazzo Serra di Cassano chiusi nel 1799 dopo l'esecuzione di Gennaro Serra di Cassano, protagonista della Repubblica Napoletana, dal genitore che aveva così manifestato coram populo la fine d'ogni speranza per la vita di Partenope.
Bassolino ricordando il filosofo ha affidato, come spesso fa in questo periodo, il suo pensiero a Facebook: «Addio a Gerardo Marotta, una intera vita per la cultura e per Napoli – ha scritto -. L'Istituto è sempre stato in tutti questi anni un punto di riferimento anche a livello nazionale ed internazionale. Fare vivere ora la sua creatura oltre di lui è il modo più giusto di ricordarlo». A Fanpage.it accetta di estendere l'onda dei suoi ricordi sull'intellettuale scomparso nella giornata del 25 gennaio a 89 anni. «Gerardo è stata una figura singolare, nel senso positivo del termine, ovviamente. Pochi lo hanno ricordato, lui già nel Pci era nel cosiddetto gruppo Gramsci, il gruppo di Piegari la cui storia fu poi magistralmente raccontata da Ermanno Rea in un bel libretto. Era un anti-stalinista convinto e già allora considerava la cultura come la principale risorsa e la principale identità della città». Marotta dunque un intellettuale eretico anche rispetto ai tempi? Bassolino riflette e poi spiega: «Sì, è un termine che si usa in molte occasioni ormai. Voglio definirlo una personalità originale. Una personalità del tutto originale».
Il filo rosso dei ricordi porta poi alla memoria degli anni Novanta, in quel rinascimento che con l'elezione diretta dei sindaci, il post-Tangentopoli, l'apertura di una nuova fase di partecipazione popolare alla politica pareva aver portato linfa vitale anche nella città partenopea uscita dall'opacità degli anni Ottanta. Ci fu la riapertura del palazzo Serra di Cassano, un gesto altamente simbolico: «Fu bellissimo, fu una cosa bellissima – ricorda l'ex sindaco – era venuta tantissima gente da fuori Napoli per assistere, io ricordo con affetto la presenza di Nanni Loy. Fu un grande gesto, commovente». «Ma vede – continua – lui è stata una grande personalità, importantissima per Napoli non solo nei momenti belli ma anche e soprattutto nei momenti difficili. Penso agli anni Ottanta e ai guai di Napoli… i nomi di Marotta e dell'Istituto erano riferimento internazionale erano una luce della grande storia napoletana”.
Il presente sa meno di soddisfazioni e più di dispiacere per le cose che Marotta non ha potuto vedere. Come, ad esempio, la sua biblioteca in una sede degna di questo nome: «Io volli e firmai la delibera per l'ex palazzo Coni a Monte di Dio. Poi sono andato via dalla Regione e sono passati tanti anni – spiega Bassolino -. Però come ho scritto in quel breve ricordo su Facebook, ora più che mai bisogna far vivere la sua creatura oltre di lui, perché questo è il modo più giusto di ricordarlo. Dunque l'Istituto e la biblioteca devono poter vivere, altrimenti davvero Gerardo Marotta è morto e non dev'essere così».