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Carcere di Poggioreale, migliora lentamente l’inferno d’Europa

Migliorano le condizioni nel carcere partenopeo, ma c’è ancora lavoro da fare: l’associazione Antigone Campania ha visitato nuovamente “l’inferno d’Europa” dopo l’insediamento del nuovo direttore. Buone notizie anche sul fronte degli opg.
A cura di Gaia Bozza
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Qualche mese fa, il carcere di Poggioreale si presentava drammaticamente così davanti alla commissione Libertà Civili dell'Unione europea: una vecchia prigione sovraffollata, con 2.534 detenuti su una capienza massima di 1500 persone.  “I detenuti trascorrono 22 ore al giorno nelle loro celle", si legge nel rapporto scritto dopo la visita avvenuta a marzo scorso, con “un’ora gratuita al mattino e una al pomeriggio, che spendono in un cortile di dimensioni inadeguate per il gran numero di persone. Alcuni di essi trascorrono 24 ore al giorno nelle loro celle e mai uscire”. Poche docce: 3 ogni 87 detenuti, in un edificio, alcuni non hanno acqua calda e riscaldamento. Nella migliore delle ipotesi, ci si può lavare due volte alla settimana. E poi, “problemi dovuti alla mancanza di luce e ventilazione”. A Poggioreale mancava tutto, anche l'aria, si evince dal rapporto stilato al termine della missione guidata dal socialista spagnolo Juan Frenando Lopes Aguilar.  Dopo poco, è stata  trasferita la direttrice del carcere Teresa Abate, conseguenza degli scandali che si sono succeduti nella struttura; nei mesi precedenti la visita della Commissione, sono state tante le denunce sulle condizioni disumane del carcere e sulla presunta "cella zero": Fanpage.it ha mostrato, in un'inchiesta, come un cospicuo numero di detenuti, infatti, abbia denunciato maltrattamenti. In seguito, è stata aperta un'indagine da parte della magistratura, tutt'ora in corso.

Oggi, ad aver preso le redini dell'istituto di pena più problematico d'Europa è Antonio Fullone, che a luglio scorso ha lasciato il carcere di Lecce, diventato in due anni una delle strutture che offre migliori condizioni di riabilitazione ai ristretti. E un vento nuovo sembra, già, che ci sia. L'ultima visita di Antigone Campania è del 10 dicembre. Il bilancio, tutto sommato, positivo: ci sono 1910 detenuti su una capienza regolamentare di 1500, dunque ancora sovraffollamento, ma la situazione è migliorata. Di questi, solo 300 sono definitivi, 236 stranieri, ben 614 tossicodipendenti, 230 in alta sicurezza. "Dopo denunce, interrogazioni parlamentari che abbiamo attivato e la nostra audizione da parte della Commissione per le libertà civili del Parlamento Europeo, abbiamo trovato un carcere con mille detenuti in meno e in cui si respira un clima più sereno tra i detenuti e tra questi ultimi e gli operatori”, osserva Mario Barone, presidente di Antigone-Campania e componente dell'Osservatorio nazionale sulle condizioni di detenzione.

Ma c'è poco da stare allegri, perché le criticità permangono: “Legate innanzitutto ad un numero ancora elevato di presenze, visto che Poggioreale – nota Barone –  può contenere al massimo 1500 detenuti; data la sua natura di casa circondariale, inoltre, è un contenitore della penalità sempre a rischio di riempiersi fino all’orlo di detenuti in attesa di giudizio”. E infatti, non sarà sfuggito che solo 300 detenuti sono definitivi: va da sé che i restanti 1600 sono in attesa di giudizio.  L'amministrazione si sta impegnando ad aprire spazi di socialità nei singoli padiglioni, "trasformando aree oggi destinate a celle – fa notare Barone – Tuttavia  i detenuti trascorrono la maggior parte del tempo in cella”. L'auspicio, ancora una volta, è "che l’amministrazione si attivi in favore di attività, spesso dai bassi costi economici, ma dalla elevata resa umana; solo due Padiglioni godono del regime delle celle aperte per 8 ore, secondo un trend che inizia ad essere generalizzato negli istituti di pena". Insomma, garantire almeno un po' d'aria in più ai detenuti. C'è poi il controverso aspetto del reparto "Avellino destro", in passato spesso destinato ai detenuti in isolamento per ragioni psichiatriche: "Il problema – sottolinea il presidente di Antigone Campania – E' stato portato da Antigone all’attenzione del Parlamento italiano ed europeo: al momento della visita, conteneva solo 5 detenuti e l’amministrazione penitenziaria, di raccordo con l’asl, si è impegnata per uno suo definitivo superamento”.

Gli Opg – Buone notizie, complessivamente, anche sul fronte ospedali psichiatrici giudiziari. La dismissione è sempre più vicina e le ultime indiscrezioni dal ministero della Giustizia fanno sapere che non ci saranno ulteriori proroghe. Il 31 marzo 2015, dunque, sarà scritta la parola fine sugli ex "manicomi criminali", poi opg. E la nomina di Mauro Palma a vice capo del Dap è un segnale positivo per quanti sperano in una gestione diversa dell'amministrazione penitenziaria. E' di qualche settimana fa la visita di Antigone Campania nell'opg di Aversa, segnato – negli anni passati – da scandali e il 27 marzo dell'anno prossimo inizierà il processo per maltrattamenti e sequestro di persona nei confronti degli internati tra il 2006 e il 2011. Con le indagini, si è arrivati a scoperchiare il vaso di Pandora: contenzioni, maltrattamenti di ogni tipo contrari al senso di umanità. Tra gli imputati medici di guardia, psichiatri e l'ex Direttore dell'Ospedale Adolfo Ferraro. Ma già nel 2008 l'isttiuto era finito sotto la lente del Comitato europeo per la Prevenzione della tortura e poi della Commissione d'inchiesta di Marino.

Oggi le torture e i letti di contenzione sembrano lontani, ma l'associazione non può fare a meno di notare una preoccupante presenza: "Al momento della visita – ricorda il presidente – erano presenti 118 internati, di cui 58 internati provvisori: in pratica, la metà delle presenze. Ora, l’internamento provvisorio è una misura di sicurezza paragonabile alla custodia cautelare: quello di Aversa è un numero che deve far riflettere anche in prospettiva. La cultura della dismissione ha coinvolto, anche per ragioni normative, gli uffici di Sorveglianza: analoga cultura non sembra esser presente negli uffici Gip e negli altri soggetti giudicanti". Non tutti, cioè, si sono adeguati all'idea che gli opg debbano chiudere, e questo nonostante la fine degli "ergastoli bianchi". Nonostante, cioè, il fatto che finalmente una legge abbia stabilito che non è più possibile prorogare all'infinito, in maniera arbitraria, la pena di un internato.

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