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Luigi de Magistris intercettato sui lavori allo stadio San Paolo

Settembre 2012: sindaco e vice volevano affidare la ristrutturazione dei bagni del San Paolo a De Laurentiis perché il Comune non sarebbe stato in grado di terminare i lavori. La conversazione viene ascoltata dagli agenti che indagano su un’altra storia.
A cura di Simone Di Meo
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Sono le 22 e 50 del 26 settembre 2012 quando gli agenti della Digos sentono in cuffia la voce del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. I poliziotti stanno inseguendo una storia di presunte corruzioni e favori incrociati nell'area Orientale della città che vede indagato (e intercettato) il vice, Tommaso Sodano. I due parlano poche ore prima della giunta dove sarà approvata la delibera su Bagnoli soffermandosi anche sul decentramento dell'ufficio “registro atti” per questioni di sicurezza. Il brogliaccio, agli atti del processo per truffa e falso a carico dell'ex assessore comunale Pina Tommasielli, oltre ad essere l'esordio di de Magistris nella lunghissima lista degli spiati d'Italia, lui che da pm a Catanzaro aveva utilizzato a spron battuto intercettazioni telefoniche e ambientali, offre anche uno spaccato politico desolante dove la voglia di “scassare” e di rivoluzionare la macchina amministrativa, slogan cari alla campagna elettorale del primo cittadino, lasciano il passo alla consapevolezza di dover fronteggiare l'elefante burocratico con la quasi certezza di essere sconfitti.
A parlare, in questa conversazione, è quasi sempre Sodano.

È lui a riferire al sindaco che l'assessore Tommasielli gli ha detto che “c'è il rischio di chiudere lo stadio a dicembre” perché i “bagni non sono a norma” ed occorrono circa 350mila euro per i lavori. Una cifra che l'Amministrazione comunale non ha, o che non vuole tirar fuori. Per di più, il vice sa bene che se davvero si chiudesse la struttura sportiva di Fuorigrotta, sarebbe un disastro d'immagine ed economico. Suggerisce per questo una soluzione: “I lavori li deve fare De Laurentiis trattenendo quanto dovuto al Comune”. Il patron del Napoli doveva infatti a Palazzo San Giacomo circa cinque milioni di euro. Ma questa soluzione non pare entusiasmare la Tommasielli che spinge per incassare subito il denaro dal produttore. E allora che cosa succede? Annotano gli agenti della Digos: “Tommaso Sodano dice di averle consigliato di parlarne con Auricchio (capo di Gabinetto del sindaco, ndR), di non parlarne con la stampa e di far fare direttamente i lavori al Calcio Napoli che è in debito col Comune”. Il motivo di questa scelta – dice il vicesindaco a de Magistris, senza riceverne alcun rimbrotto – è “perché se li dovesse fare il Comune” queste opere “non si farebbero mai”. Insomma, sindaco e vice che, al riparo da orecchie indiscrete, ammettono l'incapacità di portare a termine finanche i lavori per i bagni dello Stadio. Col solo dettaglio degli agenti della Digos in ascolto.

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