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Napoli, bar in centro offre lavoro, ma i ragazzi lo rifiutano: “Ad agosto sono in vacanza”

In un bar di piazza Municipio, a Napoli, il titolare cerca 10 persone disposte a lavorare fin da subito. Finora, però, i giovani che hanno risposto hanno rifiutato: “Per adesso sono arrivati solo giovani che non avevano nessuna voglia di sacrificarsi e se la sono filata”.
A cura di Francesco Loiacono
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Il bar "Il chicco d'oro" a Napoli
Il bar "Il chicco d'oro" a Napoli

Un lussuoso bar nel centro di Napoli offre dieci posti di lavoro. Ma i giovani che arrivano al colloquio rifiutano, perché ad agosto hanno già prenotato le vacanze e non possono iniziare a lavorare. L'episodio raccontato da Paolo Barbuto sul Mattino rischia di cadere in due diverse chiavi di lettura ormai molto diffuse, sul tema giovani e lavoro. Da un lato quella che ritrae un'intera generazione come fannullona o "choosy", schizzinosa, per dirla alla Fornero. Con ragazzi che ormai son abituati alle comodità e non vogliono più fare sacrifici, passare dalla gavetta, impegnarsi. Un punto di vista diffuso soprattutto tra gli adulti.

Dall'altra parte c'è però un punto di vista dei giovani: ragazzi che si sentono sfruttati in occupazioni non idonee ai loro studi, che si vedono chiedere sforzi mal ripagati, che lavorano con la spada di Damocle della precarietà sulla loro testa. Che pensano che i sacrifici che faranno potrebbero essere spazzati via da un improvviso licenziamento, o proseguire all'infinito da un cocopro a un altro, con orizzonti temporali dei loro progetti di vita limitati a 6 mesi, o un anno.

Napoli, bar in centro offre lavoro: i giovani rifiutano

Tra queste diverse interpretazioni si inserisce il caso di Giovanni De Vivo, giovane titolare del bar ‘Chicco d'oro‘ in piazza Municipio. Il ragazzo (24 anni) ha ereditato dai genitori insieme alla sorella Valentina la gestione di alcuni negozi d'abbigliamento e del bar, che necessita di personale per andare avanti. Almeno dieci le figure richieste, dalla gelateria alla cucina, visto che all'interno del locale si preparano anche cibo e dolci. Il contratto offerto è quello nazionale di categoria: primi due mesi a tempo determinato, in prova. Poi, dice Giovanni, "quasi tutti passano a tempo indeterminato". All’inizio il guadagno è il minimo contrattuale, intorno agli 800 euro, per turni che non superano le nove ore. Le ore in più sono retribuite come straordinario.

Di fronte a queste condizioni lavorative, Giovanni pensava che fuori dal locale avrebbe trovato una fila di gente disposta a mettersi al lavoro. Invece all'offerta hanno risposto inizialmente in 100, diventati 40 dopo una prima scrematura. Di questi 40, però, la maggior parte non si è presentata al colloquio, mentre altri non hanno più dato loro notizie: "Per adesso – racconta sconsolato Giovanni al Mattino – sono arrivati solo giovani che non avevano nessuna voglia di sacrificarsi e se la sono filata". Chissà se, al ritorno dalle vacanze estive, i giovani che hanno rifiutato ci ripenseranno.

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