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Napoli, per il bike sharing fermo da quasi 2 anni forse c’è speranza

Alberto Ramaglia, ormai ex manager di Anm, prospetta uno spiraglio per salvare il bike sharing chiuso 20 mesi fa. E annuncia una proposta al gruppo che attualmente gestisce la pubblicità delle stazioni della metro: “Stiamo cercando una partnership. È un servizio oneroso, ma se non ci sono fondi pubblici bisogna trovare un partner privato”.
A cura di Andrea Parrella
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Sono passati quasi 20 mesi dalla chiusura del Bike Sharing a Napoli. Il periodo di sperimentazione del progetto, avviato dall'associazione Cleanap nel 2012 e finanziato dal Miur coi Pon Ricerca e Competitività 2007­-2013, si era chiuso con il plauso dell'amministrazione comunale e l'adozione da parte di Anm. Un anno fa sembrava tutto pronto a ripartire, con il comune che tuttavia denunciava le lungaggini burocratiche ministeriali e le mancate concessioni affinché il progetto ripartisse. Il resto è storia, le colonnine delle bici sono lì, inutilizzate e rovinate dalle intemperie. Le bici in deposito e un servizio in meno.

Alberto Ramaglia, manager in uscita da Anm, ha tuttavia riacceso i fari sul progetto in occasione della conferenza stampa del Napoli Bike Festival 2017, manifestazione che promuove la mobilità sostenibile nella città partenopea. Ad entrare in gioco per il salvataggio del progetto, afferma Ramaglia, potrebbe essere un soggetto privato: "Stiamo cercando una partnership.  È un servizio oneroso, ma se non ci sono fondi pubblici bisogna trovare un partner privato". E il privato in questione non è uno qualsiasi, bensì un'azienda che di bike sharing se ne intende:

Abbiamo presentato una proposta a IGPDecaux, la concessionaria pubblicitaria (che di recente ha messo piede anche a Napoli e gestisce gli spot nelle metropolitane della Linea 1 ndr.) che ha lanciato il servizio di bike sharing a Parigi. Una nostra proposta è al vaglio e attendiamo un responso.

I problemi burocratici con il Miur sono dunque risolti e quello che manca sono le risorse, vista la situazione finanziaria estremamente complessa dell'azienda di trasporti napoletana, impegnata in un piano lacrime e sangue per risanare il buco di bilancio da 30 milioni di euro. D'altronde, le parole di Ramaglia sul bike sharing a Napoli arrivano a pochi giorni dal suo addio ad Anm, annunciato in un'intervista a La Repubblica: "Non ci sono le condizioni per risanare l'azienda. Vado via. Sono amareggiato, profondamente dispiaciuto, mortificato dalle lettere degli utenti che ogni giorno segnalano disservizi, che io non sono in grado di risolvere. Eppure il bilancio del mio lavoro è positivo. Ho incrementato gli incassi del 10 per cento, grazie alle tariffe aziendali scelte da molti utenti. Ho gettato il cuore oltre l'ostacolo perché amo la mia città. Non mi sono dimesso per non creare scossoni, nessuno mi ha cacciato. Ma con tristezza, sono costretto ad andarmene".

Vélib', il bike sharing parigino

JCDecaux ha lanciato il bike sharing di Parigi nel 2007. Un'operazione di grande successo mediatico, seguita all'esperienza del lancio nella città di Lione, risalente al 2005. Il numero iniziale di 10.000 biciclette in condivisione e 750 ciclostazioni è andato aumentando rapidamente dopo il responso cittadino dei primi mesi, raggiungendo le 50.000 unità in pochissimo tempo e circa 2000 stazioni. Tuttavia lo scorso aprile JCDecaux usciva sconfitto dal bando pubblico per la gestione di Vélib', in favore del diretto concorrente Smoove.

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