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Nell’anniversario di Berlinguer il Pd Napoli si scorda del “dolce Enrico”

Storia di una torrida giornata di giugno, di un anniversario e di coloro che, troppo impegnati a immaginare poltrone e giunte in Regione Campania, hanno dimenticato l’uomo della questione morale.
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 Il Largo Enrico Berlinguer è un fazzoletto di terra strappato al caos di via Toledo, guadagnato grazie alla realizzazione della stazione della metropolitana, vaso dell'imbuto che conduce in via Diaz e poi giù, in via Matteotti. Contraddizioni che solo Napoli sa dare: strade e piazze dedicate a Berlinguer, Matteotti, all'antifascista Roberto Bracco, fra i palazzi costruiti nell'epoca fascista, quello delle Poste, quello dell'Agenzia per le Entrate, l'ex Provincia di Napoli, la Casa del Mutilato. E poi, più giù, via dei Fiorentini, un tempo casa del Partito Comunista a Napoli, crocevia di una stagione da alcuni definita irripetibile.

Oggi è l'11 giugno 2015, trentuno anni fa colpito da ictus, moriva Berlinguer. La giornata è torrida, l'afa si taglia a fette: via Toledo brulica come al solito, dal mattino alla sera. Nel largo dedicato al segretario del Pci, al fautore dell'Eurocomunismo, c'è una bella stazione per parcheggiare o prelevare gratuitamente biciclette. Un camion gru per conto del Napoli Teatro Festival sta piazzando una sorta di roulotte di propaganda delle iniziative, c'è tantissima gente che  va e viene. La metropolitana, la più bella d'Europa (vandali e disservizi permettendo), è anche una salvezza dal sole cocente. Una targa del Comune di Napoli, apposta il 20 dicembre 2014, reca l'immagine del "dolce Enrico" come lo definisce la bellissima canzone di Antonello Venditti, e una frase: «Ci si salva se si va avanti, se si agisce insieme e non solo uno per uno». Sembra quasi un monito al nuovo presidente della Regione Campania, quel Vincenzo De Luca che da quel Partito Comunista Italiano proviene e che  probabilmente quando sente il nome di Berlinguer ancora vede il capo e non l'icona che oggi, a sinistra , vedono  coloro che non l'hanno conosciuto.

Non c'è niente, sotto quella targa d'ottone. Più avanti c'è l'indicazione classica, il targone di marmo bianco con scritta nera. Enrico Berlinguer, statista. E sotto, nulla. Possibile? Nemmeno un fiore, non un biglietto, non un omaggio. La federazione provinciale del Partito Democratico dista non più di cento metri, è all'angolo tra via Toledo e piazza Carità. Nessuno ha avuto il tempo, la voglia, la possibilità, nessuno ha ricordato, nessuno ha ritenuto necessario omaggiare la targa di Berlinguer.  Nel Pd forse sono già troppo impegnati a fregarsi le mani immaginando poltrone nomine giunte e assessorati in Regione Campania.

«Ci si salva insieme, non uno per uno» ammoniva Berlinguer. Era lui, sì, quello della "questione morale". E qualcuno era comunista perché lui era una brava persona. Chissà se ce ne sono, di brave persone così, tra coloro i quali dovranno governare la Campania.

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