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Ospedale Cardarelli, chiude la Terapia del dolore: era l’unico reparto in Campania

La decisione dell’Ospedale Cardarelli: chiudere il reparto che da quarant’anni, primo nel Centro-Sud, assiste i malati terminali con Terapia del dolore e cure palliative. Motivo? Risparmiare 4,8 milioni d’euro all’anno. Petizione al governatore De Luca e al ministro Lorenzin del primario che per anni ha guidato la struttura: “Non fatela morire”.
A cura di Redazione Napoli
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Era l'unico reparto ospedaliero della Campania che si occupava di cure palliative e terapia del dolore, ovvero di quel delicato, tragico e particolare momento in cui i malati, per lo più oncologici, devono fare i conti più con la qualità della vita che resta che con la prospettiva e le cure. Ma ora – lo spiega Repubblica Napoli – con il primario Vincenzo Montrone in pensione a fine mese, il reparto dell'ospedale Cardarelli sarà definitivamente chiuso. Il 21 giugno scorso la dirigenza del nosocomio più grande del Mezzogiorno nel piano di riordino inviato alla Regione Campania ha di fatto cancellato la Terapia del dolore, abolendo i posti letto e sostituendoli con un ambulatorio. Nata quasi 40 anni fa, prima in tutto il centro sud italiano, la Terapia del dolore del Cardarelli spendeva all'anno 4 milioni e 800mila euro. Soldi che l'Aorn Cardarelli intende risparmiare.

Su Change.org lo stesso Montrone ha avviato una petizione online destinata al presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca e al ministro della Salute Beatrice Lorenzi. "La chiusura del reparto – spiega il primario – determinerà che tutti i malati affetti da patologia tumorale, che arrivano in fase terminale e ricoverati nelle varie divisioni, saranno inviati, come accadeva molti anni orsono, nel dipartimento di emergenza (rianimazione, terapia intensiva, medicina di urgenza) determinando ricoveri impropri e una morte priva di umanità". E c'è di più: "Ovviamente questi ricoveri – conclude il medico – sottrarranno posti letto ed impediranno ad alcune persone di poter salvare la propria vita senza dover affrontare vergognosi trasferimenti in elicottero per mancanza di posti letto in rianimazione".

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