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Parlano i collaboratori di giustizia, 7 uomini dei clan inchiodati dai pentiti

Sette esponenti dei clan camorristici di Ercolano sono stati arrestati per essere i mandanti e gli esecutori di tre omicidi avvenuti durante la sanguinosa faida tra le famiglia dei Ascione-Papale e dei Birra-Iacomino. Decisive le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia.
A cura di An. Mar.
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Finiscono in cella gli esecutori dell'omicidio di Nicodemo Acampora, affiliato al clan Ascione, trucidato a Ercolano il 3 giugno 2001, e di tre omicidi avvenuti negli ultimi mesi dell'anno 2007 ai danni di affiliati al clan Birra-Iacomino. Sono quelli di Vincenzo Scognamiglio, Vincenzo Abbate e Salvatore Madonna. Gli ultimi sviluppi delle indagini della Dda partenopea hanno consentito di fare luce su alcuni episodi criminosi avvenuti durante  guerra di camorra che ha visto per anni militarmente contrapposte le cosche degli Ascione-Papale e dei Birra-Iacomino, una delle faide più lunghe e sanguinose nel panorama criminale della provincia di Napoli. Un contributo decisivo alle indagini che hanno portato all'arresto dei sicari è giunto proprio dagli ex affiliati, i collaboratori di giustizia. Decisive in tal senso sono state anche le intercettazioni video-ambientali dei colloqui in carcere dei soggetti coinvolti negli agguati.

Gli arresti rappresentano l'ulteriore sviluppo delle incessanti indagini che hanno consentito di fare luce sui tre seguenti omicidi alla feroce faida esplosa ad Ercolano già dai primi anni '90 ed in relazione ai quali, nel 2014, sono stele eseguite 51 ordinanze cautelati emesse dal Gip di Napoli nei confronti dei relativi mandanti. Il provvedimento eseguito oggi  dai carabinieri di Torre del Greco in ordine all'omicidio di Acampora, assassinato mentre si trovava in una cabina telefonica nel pieno centro di Ercolano poiché sospettato di essere una talpa al servizio del clan Ascione ha evidenziato, non solo, il ruolo  dei mandanti Costantino Iacomino, Giovanni Birra e Stefano Zeno, ma anche quello dei killer che materialmente fecero fuoco, ovvero Agostino Scarrone e Pasquale Genovese, nonché dei "pali" che fornirono informazioni utili sui movimenti della vittima, Ciro Stavolo e Francesco Sannino.

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