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Polemiche, spaccature, scandali: tutte le difficoltà del M5S in provincia di Napoli

Da Portici a Pozzuoli, da Pompei a Torre Annunziata, tutti i guai di un Movimento che non riesce a radicarsi sul territorio.
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Il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, originario di Pomigliano d'Arco.
Il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, originario di Pomigliano d'Arco.

Tira una brutta aria nel Movimento Cinque Stelle in provincia di Napoli che, invece, dovrebbe rappresentare il feudo del possibile futuro candidato premier dei grillini, il vicepresidente della Camera dei Deputati Luigi Di Maio. Da Portici a Pozzuoli, da Pompei a Torre Annunziata, in molte delle città che andranno al voto amministrativo tra poche settimane si registrano spaccature e polemiche e, in molti casi, la competizione non vedrà in lizza la lista pentastellata.

Emblematico il caso di Portici, 54mila abitanti, da cui proviene Sergio Puglia, capolista al Senato in Campania nel 2013. Dopo aver annunciato in lungo ed in largo che “prima viene il programma, poi i nomi”, i grillini hanno procrastinato l’annuncio del nome del candidato sindaco. Solo che poi è saltato fuori un verbale risalente a ben sei mesi fa da cui si evince che il candidato era già stato scelto nel chiuso di una stanza e con qualche voto arrivato via sms e Whatsapp da parte di una platea di “attivisti storici” scelti non si sa bene con quale criterio. Con dieci voti su ventiquattro (due assenti per polemica, cinque bianche, due nulle) l’ha spuntata Giovanni Erra, che già aveva guidato i grillini alle elezioni di quattro anni fa ottenendo un misero 6%. Un gruppo di attivisti grida allo scandalo, ma è difficile che l'elezione possa essere ripetuta: le candidature dovevano essere necessariamente inviate a Beppe Grillo non oltre lo scorso 6 marzo per la certificazione.

Movimento spaccato anche Pozzuoli, 81mila abitanti, dove, almeno, è stato ammesso a votare un numero più alto di attivisti: 41. Almeno qui c’era un criterio chiaro: l’assemblea era aperta a tutti coloro fanno che parte del meet-up da almeno sei mesi. Ha vinto Domenico Caso con 21 voti, contro i 17 del suo avversario e tre astenuti. Anche in questa occasione sono stati accettati voti giunti per telefono, in barba al principio di segretezza del voto. A far storcere il naso ad alcuni degli avversari di Caso, inoltre, il fatto che il neo candidato sindaco sia il fratello di un deputato pentastellato: si tratta dell’attuale vicecapogruppo alla Camera, Vincenzo Caso.

A Pompei, città di 25mila abitanti, la lista del Movimento Cinque Stelle non ci sarà proprio. Il motivo è scritto in un lungo comunicato da cui emerge che non ci sono candidati tali da mettere su una lista competitiva. La colpa? Della “vecchia politica”, ovviamente, che ha tarpato le ali al “nuovo”. Poi, anche dei cittadini perché “purtroppo, nonostante le tante iniziative portate avanti, c’è da riscontrare la scarsa partecipazione e voglia di lavorare dei cittadini, poco inclini a rimboccarsi le maniche e a mettersi al servizio della collettività. Alcuni piccoli segnali sono arrivati dai giovani, soprattutto con il fronte del NO al Referendum Costituzionale, ma non è abbastanza.”

Poi c’è il caso Torre Annunziata, 43mila abitanti, dove da mesi si fronteggiano due differenti gruppi di grillini che non riescono a trovare un punto di incontro tra di loro. Da una parte c’è il meet-up torrese, dall’altro gli “Amici di Beppe Grillo”. Il comico genovese non ha mai concesso a nessuno dei due la possibilità di utilizzare il simbolo ufficiale e, a questo punto, la costituzione di una lista unitaria sembra praticamente impossibile. E’ probabile che uno dei due gruppi decida di correre senza il simbolo del Movimento, sotto l’insegna di una lista civica.

Un disastro quasi dappertutto, insomma, per quella che, sondaggi alla mano, è la prima forza politica del Paese, ma che non riesce, almeno in Campania, a radicarsi in modo serio sul territorio.

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