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Puliscono la parrocchia e trovano ossa umane

Il macabro ritrovamento nella chiesa della Madonna dell’Arco, nel comune di Pietradefusi (Avellino). Nel corso delle pulizie sono emersi due teschi, due femori, parte di un’anca e altre piccole ossa. I resti erano in un cassetto della sagrestia.
A cura di Angela Marino
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Una raccapricciante scoperta quella fatta da alcuni fedeli a Pietradefusi, provincia di Avellino, dove ossa umane sono emerse dal fondo della sagrestia. I resti sono stati trovati nel corso delle operazioni di pulizia volute dal nuovo sacerdote nella chiesa della Madonna dell’Arco, nel comune in provincia di Avellino. Don Gerardo, il precedente ministro è infatti stato trasferito e i fedeli si sono messi al lavoro per restituire puliti e liberi dagli oggetti dimenticati i locali della parrocchia a Don Claudio, il giovane parroco che ora amministra la casa di Dio. Tra questi però in alcuni cassetti della sagrestia sono spuntati due teschi, due femori, parte di un’anca e altre piccole ossa. Al ritrovamento è seguita la decisione del nuovo parroco di riunire i resti e dare loro sepoltura dopo la celebrazione di un breve rito. Una scelta che in molti non hanno condiviso.

A chi appartengono quelle ossa? Si tratta di reliquie sacre o di resti di altro genere? Interpellato sul caso, il sindaco Giulio Belmonte, ha dichiarato al Corriere del Mezzogiorno: "Apprendo ora queste notizie. Nessuno mi ha comunicato niente, interpellero’ il parroco del paese. Suppongo, che si tratti di resti umani provenienti dal cimitero vecchio, situato sotto il pavimento della chiesa". Il macabro ritrovamento ha anche un precedente: anni fa, nel corso di alcuni lavori di ristrutturazione, vennero alla luce delle ossa di un bambino, nascoste il pavimento del sagrato. resta ora da vedere se la magistratura aprirà un'indagine o se le ossa verranno archiviate o sepolte senza ulteriori accertamenti. Intanto le pulizie procedono. Restano ancora da sgomberare il garage e altri locali dei quali Don Gerardo non ha ancora consegnato le chiavi.

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