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Uccisa e gettata in una fossa, la camorra dietro il delitto di Melito

Giovanna Arrivoli, 41 anni è stata ammazzata con tre colpi di pistola al torace e due alla testa. Una vera e propria esecuzione camorristica, avvenuta, non a caso, nel quartiere 219 di Melito, alle porte di Napoli, fortino degli Scissionisti.
A cura di An. Mar.
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Sarebbe stata rapita torturata e poi uccisa. Giovanna Arrivoli, 41 anni è stata ammazzata con tre colpi di pistola al torace e due alla testa. Una vera e propria esecuzione camorristica, avvenuta, non a caso, nel quartiere 219 di Melito, alle porte di Napoli, fortino degli Scissionisti. La donna che in passato era stata in carcere per spaccio di droga, era scomparsa da casa lo scorso 7 maggio. Quello che è accaduto nei giorni che separano la sua scomparsa, denunciata dalla coinquilina, dal ritrovamento del corpo in un cantiere edile abbandonato in via Giulio Cesare, è ancora un mistero.

Al momento, l'ipotesi più attendibile sulla morte della donna, barista in un locale in via Lussemburgo a Melito, noto per essere un punto strategico dello spaccio per il clan Amato-Pagano e indicata nelle informative delle forze dell'ordine come gravitante nell'orbita degli Scissionisti, sembra essere quella della vendetta camorristica. Il contesto sarebbe quello del traffico di droga gestito dalla fazione degli Scissionisti nella periferia di Napoli, la costola del clan Di Lauro staccatasi dal gruppo criminale nel quartiere di Scampia. Al momento, tuttavia, non si esclude alcuna pista. Sono in corso gli interrogatori delle forze dell'ordine tra cui quello della convivente della donna, dei suoi familiari e del datore di lavoro.

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