A Salerno lo sbarco dei 105 italiani rimasti bloccati in Africa per l’emergenza coronavirus
Torneranno in Italia domani, tra le 9 e le 10 del mattino, i 105 italiani che erano rimasti bloccati in Africa a causa dell'emergenza coronavirus. Lo sbarco avverrà nel Porto di Salerno: i 105 italiani arriveranno a bordo di una nave di linea proveniente da Tunisi, la stessa che collega la capitale tunisina al capoluogo della piana del Sole. Già nei giorni scorsi, il presidente della regione Campania Vincenzo De Luca aveva aperto al loro ritorno, spiegando che fosse "doveroso riportarli in patria".
Questo, tuttavia, non eviterà di certo i controlli che scatteranno nel momento in cui scenderanno nel porto di Salerno: si proverà anche a fare test rapidi "per avere un minimo di tranquillità". Prima dello sbarco, saliranno medici a bordo per controllare le loro condizioni ed individuare eventuali casi sospetti. Poi, una volta scesi, scatteranno i controlli per tutti, ancora più approfonditi. Le operazioni saranno coordinate dalla Prefettura di Salerno e con il supporto di Questura, Capitaneria di Porto, Azienda Sanitaria Locale di Salerno e Protezione Civile Regionale. I 105 italiani che erano rimasti bloccati in Africa si trovavano tutti a Tunisi per motivi di lavoro. Una volta che saranno sbarcati a Salerno, potranno lasciare il capoluogo salernitano solo con mezzi privati: ad attenderli ci saranno familiari e mezzi noleggiati per rientrare ognuno in casa propria. Diverso il discorso per un'altra nave, proveniente dalle isole Mauritius e attualmente bloccata in India: a bordo ci sono 781 membri dell'equipaggio, tra cui 113 italiani. L'intenzione, sarebbe quella di sbarcare nel porto di Napoli, ma al momento lo stesso De Luca frena: "Gli italiani possono e devono sbarcare ma abbiamo altri cittadini, ad iniziare dai filippini, per i quali lo stesso governo filippino ha chiuso le frontiere. L'armatore vorrebbe restare in porto a Napoli per 15 giorni", ha spiegato De Luca, "ma il porto di Napoli è nel cuore della città e non possiamo consentirci di avere movimenti che rischiano di portarci altri focolai".