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A Sarno il dittatore fascista Benito Mussolini era cittadino onorario dal 1923. Ora non più

Giovanni Amendola, deputato liberale originario di Sarno (Salerno) fu selvaggiamente picchiato dai mazzieri fascisti per la sua opposizione al regime totalitario di Benito Mussolini. Morì dopo mesi anche a causa di quelle ferite. Anni dopo, Sarno decide di cancellare dai registri dei suoi “cittadini onorari”, il nome del Duce del fascismo, inserito negli anni del Ventennio.
A cura di Redazione Napoli
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Giovanni Amendola (al centro)
Giovanni Amendola (al centro)

Quando Giovanni Amendola, deputato liberale italiano e antifascista, morto in Francia senza essersi mai ripreso dalle botte prese da una squadraccia di mazzieri – in 15 contro uno  – fu seppellito da esule, a Cannes,  all'alba del 7 aprile 1926, sulla lapide fu scritto: «Qui vive Giovanni Amendola…aspettando». Soltanto nel 1950 la sua salma è tornata in Italia: riposa nel Cimitero di Poggioreale a Napoli. Giovanni Amendola era nato a Sarno e fino ad oggi, dal 23 maggio 1923, anche Benito Mussolini, era cittadino onorario del comune in provincia di Salerno.  Ora non più: l'amministrazione cittadina guidata da Giuseppe Canfora ha revocato la cittadinanza onoraria conferita illo tempore al "duce del fascismo".

L'atto deliberativo è stato approvato ieri dall'esecutivo di centrosinistra. La cittadinanza onoraria venne conferita al dittatore fascista dalla Giunta Grimaldi il 23 maggio 1923. Il Consiglio Comunale ora dovrà solo ratificare l'atto deliberativo approvato ieri.  Lo stesso sindaco di Sarno ha ribadito il perché di una decisione fin troppo chiara e simbolica:"Non possiamo essere la città di Giovanni Amendola e poi avere come cittadino onorario il mandante del suo assassinio".

Sono ancora molte le città italiane che, dai tempi del Ventennio, hanno Benito Mussolini nelle schiere dei cittadini onorari. Negli ultimi anni, grazie ad una serie di ricerche storiche locali, sempre più spesso i Comuni revocano tale onorificenza, per prassi concessa a persone ritenute positivamente legate alla città per il loro impegno o per le loro opere. Non accade solo con Mussolini: in molte città italiane sono state revocate cittadinanze o addirittura modificati nomi di strade richiamanti personaggi risultati poi protagonisti delle pagine cupe della dittatura fascista, come ad esempio gli accademici che contribuirono a stilare il "manifesto della Razza" del 1938, preludio all'emanazione delle Leggi razziali.

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